Un tetto per il Duomo in attesa dei restauri 

La Cattedrale è l’emblema della mancata attuazione delle promesse di rinascita Per Santa Maria Paganica servono 20 milioni. Ecco dove la “lista nozze” ha fallito

L’AQUILA. Dietro alla facciata apparentemente intatta del Duomo, gli arbusti si infilano nelle fessure della pavimentazione, si appoggiano alle colonne e fanno capolino dall’altare maggiore, sotto la volta del cielo, perfettamente visibile e scoperta. È forse una delle immagini più emblematiche del terremoto del 2009: il simbolo di una ricostruzione in alcuni casi lenta e non sempre in grado di fornire risposte. Quello della cattedrale di San Massimo è solo uno dei casi di mancata ricostruzione dei monumenti cittadini. D’altra parte, il centro storico del capoluogo è un pullulare di testimonianze di storia e di arte. E se tanti sono tornati a splendere, meravigliando per la loro bellezza i visitatori e altri stanno per essere riconsegnati alla città (nel 2020 la chiesa di San Pietro, Palazzo Ardinghelli che a giugno ospiterà la sede distaccata del Maxxi e il teatro San Filippo), non mancano i monumenti ancora in attesa, dopo oltre dieci anni.
LISTA NOZZE. A poco, in tal senso, è servita anche la “lista di nozze” voluta dieci giorni dopo il sisma dall’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: un elenco di beni artistici da sottoporre ai Paesi “amici”, in modo che potessero scegliere di quale prendersi cura. Purtroppo moltissimi dei monumenti di quel lungo elenco, ancora oggi, non hanno i finanziamenti necessari per essere salvati.
SCHELETRI. Legata a doppio filo a quella della cattedrale, anche economicamente, è la situazione della chiesa di Santa Maria Paganica: uno scheletro di pietra coperto quasi completamente da impalcature e tubi Innocenti. Come il Duomo, anche il Castello cinquecentesco sembrerebbe intatto a guardarlo dall’esterno, ma ha un’anima colpita gravemente e per tornare fruibile ha bisogno ancora di tempi lunghi. Dopo tantissime vicissitudini, invece, uno spiraglio si apre per il teatro comunale. La riconsegna è prevista per il prossimo anno. La chiesa di Santa Giusta, i cui lavori sono fermi alla messa in sicurezza, è «un’altra ferita aperta», come la definisce il segretario regionale per i Beni culturali, Stefano D’Amico, che ha voluto accompagnare il Centro nel viaggio tra le bellezze ferite, fatto di problemi di ogni genere, pastoie burocratiche e attese troppo lunghe: il viaggio tra i monumenti non ricostruiti, «ma non dimenticati», come tiene a sottolineare.
SAN MASSIMO. Dare al Duomo una copertura. È questa la parola d’ordine, a quasi 11 anni dal terremoto. Oggi il Segretariato ai beni culturali vuole mettere un freno, seppur tardivo, a quella che forse è una delle situazioni più complesse della mancata ricostruzione. Per il Duomo c’è già un progetto esecutivo commissionato dalla Curia per un importo di circa 35 milioni. Attualmente è disponibile anche un finanziamento da 25 milioni, ma il Segretariato ha proposto di stornarne 7 per avviare i lavori a Santa Maria Paganica. Con i 18 milioni rimanenti si vorrebbe, appunto, in primo luogo dare il via alle opere di copertura della chiesa. «Il primo lotto di lavori dovrebbe essere concentrato nella parte del transetto e del coro. È la priorità assoluta in questo momento» spiega D’Amico. «Ma prima che possano partire i lavori c’è da definire e mettere a punto il progetto di restauro. So che la commissione istituita dalla Soprintendenza per L’Aquila e il cratere sta lavorando molto bene in questa direzione e ha fornito tutte le indicazioni necessarie per poter adeguare il progetto a una tutela effettiva del monumento. Mi risulta che lavori siano in corso e che sia in atto una buona collaborazione con i progettisti». La strada è stata aperta, insomma, ma c’è ancora molto da fare.
SANTA MARIA PAGANICA. Già da diversi mesi è stato depositato al Segretariato regionale dell’Abruzzo un progetto esecutivo di restauro e consolidamento della chiesa, fatto fare dalla Curia, proprietaria dell’edificio. «La buona notizia è che il progetto è acquisibile da parte delle strutture del ministero perché ha tutti i requisiti necessari», spiega D’Amico. Il progetto, a dire la verità, ha avuto un iter complicato: è stato affidato a un gruppo di tecnici non aquilani prima della normativa datata 2015 che stabilisce che anche le chiese, se non rientrano in aggregati privati, devono essere trattate come edifici pubblici. L’avvocatura dello Stato ha poi deciso che la norma poteva essere bypassata, andando in deroga, per i progetti dotati di una fattibilità tecnica e finanziaria già presentati prima dell’entrata in vigore della stessa. Per i lavori servirebbero circa 20 milioni. Fondi ancora da reperire. Per ovviare al problema il Segretariato ha proposto di stornare 7 dei 25 milioni destinati al Duomo per avviare il primo lotto di lavori. «Dovremmo presto sottoscrivere con il segretariato generale una convenzione per le risorse», conclude D’Amico. «La convenzione è quasi definita. Siamo sulla buona strada».
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