Francavilla. Lei 20 anni, lui 18: la uccide in casaIl presunto omicida ricoverato in passato in psichiatria

27 Dicembre 2011

Romena strangolata a Francavilla, arrestato un ragazzo di Chieti

FRANCAVILLA. Luca D'Alessandro, il 18enne di Chieti accusato dell'omicidio della giovane romena Silvia Elena Minastireanu, strangolata nel suo appartamento di via Monte Sirente la vigilia di Natale, il 2 ottobre scorso era stato ricoverato nell'ospedale di Lanciano per un trattamento sanitario obbligatorio. D'Alessandro, che attualmente si trova in carcere con l'accusa di omicidio volontario e rapina aggravata, in quell'occasione aveva distrutto la casa dei genitori ed era stato segnalato per uso di sostanze stupefacenti. Sono passati pochi mesi e l'ira del giovane ha colpito di nuovo, questa volta senza lasciare scampo alla escort 20enne, bella e avvenente, strangolata nel suo appartamento al primo piano di una palazzina a poche decine di metri dal lungomare.

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Il corpo nudo nascosto a metà sotto il letto, i suoi oggetti personali scomparsi. I carabinieri li hanno ritrovati a casa dei nonni di D'Alessandro, poche ore dopo la scoperta del cadavere della ragazza, la mattina del 24. La tempestività dell'operazione ha colto impreparato il giovane, che è stato trovato sulle scale esterne dell'abitazione, mentre messaggiava con il cellulare. A lui, studente privatista delle industriali, i carabinieri del nucleo investigativo di Chieti guidati dal colonnello Giuseppe Cavallari, sono arrivati in meno di 12 ore, grazie ai tabulati telefonici. Poi è scattata la perquisizione e, in uno zaino con lo stemma del Barcellona, sono stati trovati cinque telefonini di cui tre, compreso un I-Phone bianco, sicuramente della vittima. Ma anche il passaporto della ragazza e del suo inseparabile cane, le chiavi dell'appartamento e del portone. Nello zaino c'erano anche preservativi e indumenti intimi della giovane, più 1.400 euro e qualche banconota messicana (Silvia Elena era stata da poco in vacanza in Messico), e due carte di credito.

D'Alessandro potrebbe essere un cliente occasionale della giovane prostituta, ma gli investigatori non escludono che i due si siano incontrati altre volte. Saranno i tabulati telefonici a fornire possibili riscontri. Finora però, rimane senza movente il delitto di Silvia Elena, in Abruzzo da due anni, insieme ad un cugino e alla zia di 34 anni. È stata lei a dare l'allarme, intorno alle 5 del mattino, dopo aver invano tentato di chiamarla dalla sera di venerdì 23. Della giovane romena non si sa molto. Solo una foto tessera, quella del passaporto, e un'altra immagine, confermata dagli inquirenti e diffusa dagli organi d'informazione, ma su cui persistono dubbi, visto che non ci sono familiari che ne accertino l'appartenenza alla vittima.

Intanto, questa mattina si tiene l'interrogatorio del presunto assassino davanti al pm Marika Ponziani. Il giovane, rimasto in silenzio davanti ai carabinieri che lo arrestavano, a detta del suo avvocato Monica D'Amico, oggi avrebbe intenzione di collaborare. «La sua non è stata reticenza, né scelta difensiva», spiega il legale, «dietro questa brutta storia c'è un dramma umano». Forse il riferimento è anche a quella sera di tre mesi fa, quando polizia e vigili del fuoco intervennero allertati dai genitori del giovane che, alle prese con la rabbia del figlio, erano scesi in strada mentre lui si era barricato in casa. Gli agenti della Volante di Chieti, con il capo pattuglia Walter Iannini, avevano dovuto sfondare la porta dell'appartamento, nella zona di Chieti conosciuta come Case Rosse, per entrare. Lo avevano trovato seduto in cucina, in silenzio, con le pupille dilatate e chiaramente sotto gli effetti di droghe sintetiche. In tasca aveva marijuana e ecstasy. La casa era distrutta, mobili, vetrine, sedie. Tra le poche cose sfuggite alla furia del giovane, il lampadario della sala.

D'Alessandro, ammanettato per la sicurezza di agenti e soccorritori, venne trasportato in ambulanza nell'ospedale frentano, dove fu ricoverato nel reparto di psichiatria. Il ragazzo se la cavò con una segnalazione per uso personale di sostanze stupefacenti. In quell'occasione accorsero anche gli zii e i nonni, proprietari del lido Merope a Francavilla. E proprio dai nonni si era trasferito D'Alessandro, che dalla scorsa estate aveva lasciato la casa dei genitori per andare prima a stare in un albergo e poi dai parenti, che risiedono a Francavilla. Fino a sabato scorso, quando è stato arrestato. E viene eseguita oggi, dal medico legale Cristian D'Ovidio, l'autopsia sul corpo della ragazza.

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