Aggressione a Pescara vecchia Le vittime: pestati per razzismo 

Nel maggio 2017 due ragazzi vennero presi a calci, pugni e testate davanti al circolo Scumm  Sotto accusa sono uno dei responsabili e, per favoreggiamento, una ragazza. L’Arci è parte civile

PESCARA. La notte tra il 20 e il 21 maggio del 2017, furono vittime di una brutale e gratuita aggressione davanti al circolo "Scumm" di via delle Caserme da parte di due ragazzi appartenenti all'area di estrema destra, come emerse dopo dalle indagini.
Un'aggressione che le due vittime hanno ripercorso davanti al giudice monocratico nel corso dell'udienza del processo che vede attualmente imputato soltanto uno dei due presunti aggressori, Lorenzo Di Flaviano, mentre l'altro, Pierguglielmo Pacchione,è stato assolto davanti al gup.
Un banco degli imputati che Di Flaviano divide però con Alessia Tenaglia, amica dei due originari aggressori, accusata di favoreggiamento in quanto, come persona informata sui fatti e sentita dalla polizia, cercò di sviare le investigazioni in relazione all'identificazione del secondo aggressore. Un episodio che venne marchiato politicamente perché commesso da personaggi dell'estrema destra contro i frequentatori di un locale conosciuto e frequentato da giovani della sinistra. Ma è lo stesso pm Salvatore Campochiaro, che istruì il procedimento, a definirlo tale nel capo di imputazione: «Aggredirono improvvisamente con calci e pugni L.D.S., con la motivazione di essere, essi aggressori, "fascisti e razzisti", allusiva alla circostanza che il predetto L.D.S. si presentava quale frequentatore del Circolo Arci "Scumm", all'esterno del quale campeggiava la scritta in inglese, dal seguente tenore: "Se sei razzista, sessista, omofobo non entrare"». Lesioni personali, questa l'accusa che pende su Di Flaviano, aggravate dall'aver agito per "abietti e futili motivi". E fu proprio da una frase, «Io sono razzista», pronunciata fuori del locale da uno degli aggressori che aveva appena letto il cartello, che prese il via l'aggressione in quanto una delle vittime, la prima, rispose prontamente: «E quindi?». Va detto subito che in questa vicenda i ragazzi aggrediti hanno seguito due strade diverse, nel senso che la prima vittima, quella aggredita con una violenta testata al petto, A.B. che riportò lesioni lievi, fece finire i due originari imputati davanti al giudice di pace: ma lì il processo si chiuse subito dopo il risarcimento e la remissione di querela. Poi ci fu la fase davanti al gup per le gravi lesioni riportate da L.D.S., dove Pacchione venne assolto e gli altri due rinviati a giudizio.
«Eravamo appena usciti dal locale per fumare una sigaretta», ha raccontato L.D.S. al giudice monocratico Francesco Marino, «quando notai che il mio amico, poco distante, veniva avvicinato da un ragazzo che non avevo mai visto che, con tono abbastanza minaccioso, gli disse qualcosa del tipo "Io sono razzista" e alla risposta del mio amico all'improvviso uno dei due gli tirò una testata sul petto, e lo fece cadere a terra. Mi resi conto in un secondo di quello che stava accadendo. Forse quelle due persone capirono che io ero amico di A.B. e mi vennero automaticamente contro e mi riempirono di pugni in faccia. Caddi a terra e loro continuarono con pugni e calci. Avevo la faccia già mezza spaccata» - la vittima venne ricoverata in ospedale e costretta a subire un intervento chirurgico allo zigomo - «però ricordo di aver visto, alzando lo sguardo, loro due che facevano un saluto romano prima di scappare via».
Una versione confermata davanti al giudice dall'amico A.B. e da una ragazza loro amica. Nel processo, le parti civili costituite sono due: oltre alla parte offesa, si è costituita anche l'Arci, rappresentato in giudizio dall'avvocato Marco Savini. La prossima udienza, per ascoltare i testi della difesa, è stata fissata al 30 ottobre.
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