Arta, inchiesta chiusa ci sono sette indagati

Altri due dipendenti sotto accusa per il concorso da tecnico elettrotecnico Corruzione e turbativa d’asta per l’ex direttore Fernandez e l’avvocato Tenaglia

PESCARA. Sale a 7 il numero degli indagati nell’inchiesta che ruota attorno a un concorso da perito elettrotecnico all’Arta e si aggrava la posizione dell’avvocato di Chieti Pierluigi Tenaglia a cui, oltre alla corruzione, viene contestata anche la turbativa d’asta. Il pm Gennaro Varone chiude l’inchiesta che ha portato all’arresto ai domiciliari del direttore dell’area amministrativa dell’Arta, il teramano A ntonio Fernandez, aggiungendo nuovi risvolti al fascicolo sui presunti concorsi truccati: i nuovi indagati sono i dipendenti dell’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente Marco Cacciagrano, 52 anni di San Giovanni Teatino, ed Ernesto D’Onofrio, 44 anni di Francavilla, ambedue accusati di favoreggiamento. La posizione del direttore generale dell’agenzia Mario Amicone, inizialmente accusato di abuso d’ufficio, va invece verso l’archiviazione.

E’ un concorso da perito elettrotecnico a tempo indeterminato per uno stipendio da circa 1.200 euro il nodo dell’inchiesta le cui indagini sono state condotte dalla squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana e per cui Fernandez è finito ai domiciliari il 23 aprile tornando in libertà il 25 maggio: un concorso, dice l’accusa, che sarebbe stato “truccato” in ogni fase, dalla commissione alle tracce passate al candidato. Una tela che sarebbe stata ordita dall’ormai ex direttore Fernandez – sospeso e poi reintegrato a Teramo – che avrebbe formato insieme ad Angela Del Vecchio, direttore del distretto provinciale dell’Arta, una commissione compiacente inserendo il nome di Nicola Colonna che, a sua volta, avrebbe rivelato le tracce al candidato Pietro Domenico Pellegrini. Sono questi i nomi delle persone accusate di rivelazione del segreto d’ufficio, che avrebbero «procurato un ingiusto vantaggio» a Pellegrini, 56 anni, di Pescara, il candidato accusato di essere il beneficiario «consapevole» del concorso bandito nel maggio 2010 e vinto dal precario. Nell’avviso di conclusione delle indagini, il pm approfondisce anche l’accusa più grave, quella di corruzione che chiama in causa Fernandez e l’avvocato Tenaglia accusato anche di turbativa d’asta per l’affidamento del servizio di patrocinio legale dell’Ente. Secondo l’accusa Fernandez avrebbe compiuto «una serie di atti contrari ai doveri d’ufficio per predeterminare il risultato della gara in favore di Tenaglia a discapito di un altro concorrente avvocato». Dice l’accusa che un nuovo bando sarebbe stato fatto ad hoc per Tenaglia e i requisiti sarebbero stati concordati «in colloqui riservati nel corso dei quali i due convenivano che vi fosse un punteggio aggiuntivo per i legali con sede a Pescara». Se Fernandez, prosegue il pm, avrebbe favorito Tenaglia, l’avvocato avrebbe promesso al direttore l’assunzione della cognata nel suo studio legale. Accanto al falso, all’abuso e alla rivelazione del segreto d’ufficio c’è anche la concussione che viene contestata a Fernandez ai danni di una funzionaria “virtuosa”, «irreprensibile», com’è stata descritta la dipendente Monica Ruscitti (non indagata, ndr). La donna aveva predisposto la prima bozza con i nomi dei membri della commissione dell’esame attinti secondo la prassi ma su cui, poi, Fernandez avrebbe cercato di scaricarle le responsabilità del nome del nuovo componente. E’ questo l’episodio che tira in ballo Cacciagrano che, su incarico di Fernandez, avrebbe «eseguito un’ispezione nella stanza di lavoro di Ruscitti alla ricerca del file con cui la donna aveva a suo tempo indicato come componente della commissione un nome diverso da quello di Colonna poi imposto dal direttore». D’Onofrio, invece, è accusato di favoreggiamento perché avrebbe dichiarato il falso agli investigatori: il segretario della commissione di concorso avrebbe detto che le tracce delle prove scritte erano state predisposte solo il giorno del concorso e invece, secondo l’accusa, «risulta che la predisposizione avvenne il 23 dicembre 2010 su un file intitolato “Ultimo salvataggio E. D’Onofrio”».

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