Asl, anche i senzatetto pagano

Storia del tunisino Murat: dorme in spiaggia, gli chiedono il ticket. Paesano della mensa di San Francesco: "In difficoltà chi ha bisogno di cure ed è clandestino"

PESCARA. A Pescara otto extracomunitari irregolari su dieci non possono accedere ai servizi sanitari. Senza casa, lavoro e permesso di soggiorno, niente accertamenti clinici o medicine gratuite. Qualcuno può avere la fortuna di trovare chi è disposto a pagargli il ticket.  Ma cosa succede a tutti gli altri? Murat Nar è un tunisino di 58 anni. Vive in Italia da venticinque anni, a Pescara da sette. Prima faceva l'agricoltore, ma da due anni non ha più un lavoro, e nemmeno una casa. La notte dorme sulla spiaggia, di giorno per un pasto caldo si ferma alla mensa di San Francesco.  Murat è uno dei tanti invisibili di questa città, che senza una fissa dimora e un regolare permesso di soggiorno non possono iscriversi al sistema sanitario nazionale. Affetto da cirrosi epatica, l'uomo ha bisogno di accertamenti clinici per un eventuale ricovero e sopratutto per poter accedere a una lista d'attesa per un trapianto di fegato, un intervento necessario per salvargli la vita.  Per fare gli esami preliminari però, bisogna passare attraverso la trafila del ticket, ed è qui che il circolo diventa vizioso. Se non fai parte del sistema, infatti, sei obbligato a pagare il ticket, e se non paghi il ticket, non puoi fare gli esami.  «Ieri, per una visita specialistica, Murat doveva sborsare 70 euro. Dopo aver sentito la sua storia, i medici hanno ridotto il ticket, da 70 a 20 euro», racconta Renato Paesano, il direttore della mensa. «Ma lui non li aveva, i 20 euro, così il ticket, questa volta, l'abbiamo pagato noi».  Per tutti gli altri immigrati che non conoscono un Paesano che possa aiutarli, accedere ai servizi sanitari diventa un grosso problema. Una situazione che si ripropone ogni volta che si deve fare una visita specialistica, oppure quando occorrono medicinali gratuiti.  «Ogni giorno dalla nostra mensa passa un centinaio di persone, soprattutto extracomunitari», spiega il direttore, «e su dieci, solo uno o due sono regolari. Gli altri, quando si parla di servizi sanitari, vivono la stessa realtà. Se si tratta di ricoveri di urgenza o di interventi al pronto soccorso, vengono presi sotto cura, per le altre prestazioni invece devono pagare il ticket, una spesa insostenibile per queste persone che non hanno né casa né lavoro».  Il dipartimento di Medicina della comunità dell'ospedale di Pescara, per garantire assistenza socio-sanitaria anche agli extracomunitari irregolari, aveva previsto sin dal 2005 l'apertura in via Paolini di un ambulatorio per gli immigrati. Come si può leggere sul sito Internet della Asl, il servizio propone, tra l'altro, il rilascio di «una tessera sanitaria Stp (Straniero temporaneamente presente) con cui il possessore può accedere a ulteriori interventi - visite specialistiche e prescrizioni mediche - a parità coi cittadini italiani».  «Nessun extracomunitario passato da noi che ha dovuto affrontare il problema dell'assistenza sanitaria ha mai sentito parlare di questo servizio», precisa Paesano. «Per farlo diventare funzionale, all'immigrato che va al Cup per prenotare una visita specialistica bisognerebbe spiegare l'esistenza del servizio, che alla fine è un suo diritto. Se invece l'ambulatorio non offre assistenza gratuita, allora bisogna trovare delle alternative, come d'esempio i permessi per la malattia».

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