Buoni spesa da 25 a 50 euro A chi vanno fino al 15 aprile 

Destinati alle famiglie povere: dovranno rivolgersi ai Comuni di residenza 

Con quattro canali di finanziamento, il governo corre in aiuto di imprese e lavoratori per tentare di sostenere economicamente l’emergenza coronavirus. Svisceriamo, punto per punto, le misure, a partire dall’ultimo decreto firmato dal premier Giuseppe Conte che sblocca 4,3 miliardi a valere sul Fondo di solidarietà dei Comuni. Con un’ordinanza della Protezione civile arriveranno alle amministrazioni locali altri 400 milioni di euro da destinare a buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari: da 25 a 50 euro in media per nucleo familiare. Nella giornata di oggi, inoltre, la Regione Abruzzo, al tavolo di concertazione con sindacati e associazioni di categoria, firmerà l’accordo sulla cassa integrazione in deroga: 70 milioni di euro spalmati su una platea di circa 54mila lavoratori abruzzesi (numeri forniti dalla Regione, ndc). Da mercoledì 1 aprile sarà possibile anche usufruire del quarto strumento messo a disposizione dallo Stato, con la presentazione della domanda all’Inps, tramite piattaforma telematica, per l’accesso al bonus da 600 euro riservato a partite Iva e liberi professionisti. La data prevista per l’erogazione è il 15 aprile.
IL NUOVO DECRETO. L’ultimo Dpcm in ordine di tempo, pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale, mette in cantiere 4,3 miliardi a beneficio dei Comuni. «Il riparto della quota del fondo di solidarietà comunale, spettante per il 2020», stabilisce il governo, «è effettuato prendendo come valore di riferimento, per ciascun comune, il Fondo di solidarietà per il 2019». Il ministero dell’Interno provvederà a erogare a ciascun comune la somma spettante in due rate: il 66 per cento dell’importo totale entro maggio, nei limiti delle disponibilità di cassa, la rimanente parte entro ottobre. «Per l’anno in corso», puntualizza il testo del decreto, «gli importi dovuti dai singoli comuni sono comunicati dal ministero dell’Interno all’Agenzia delle entrate, che provvede a trattenere le relative somme dell’imposta municipale riscossa tramite il sistema dei versamenti unitari. La trattenuta da parte dell’Agenzia delle entrate è effettuata in due rate, di pari importo, a valere delle somme versate, in relazione alle scadenze tributarie del 16 giugno e del 16 dicembre prossimi».
BUONI SPESA. Un aiuto anche per i meno abbienti. Il governo, con ordinanza della Protezione civile, ha stanziato un ulteriore fondo di 400 milioni di euro, destinati ai Comuni per finanziare i buoni spesa e fronteggiare l’emergenza alimentare. L’80% del fondo sarà distribuito in base alla popolazione, su scala nazionale; l’altro 20% si concentrerà nelle zone più povere, in base al parametro della distanza tra il reddito pro capite del Comune di riferimento e quello della media nazionale. Soldi che le amministrazioni locali sono chiamate a ripartire, con l’utilizzo di buoni spesa, tra le famiglie che non hanno la liquidità necessaria per provvedere al rifornimento di generi alimentari. L’ordinanza non fissa il valore del buono, che dovrebbe attestarsi su una media di 25-50 euro a famiglia, stando ai calcoli degli economisti, lasciando comunque flessibilità ai Comuni sulla modulazione delle risorse disponibili. I fondi dovranno bastare fino al 15 aprile, giorno in cui scatterà l’erogazione del bonus da 600 euro. Le famiglie dovranno rivolgersi ai Comuni con modalità ancora da definire.
CASSA IN DEROGA. Per i lavoratori abruzzesi, è un giorno importante sotto il profilo dell’accesso agli ammortizzatori sociali. Verrà siglata nel pomeriggio la cassa integrazione in deroga, che riguarda un’ampia platea di beneficiari: lavoratori privati dipendenti o con contratto a tempo determinato, del commercio e dell’artigianato, turismo, agricoltura, pesca e terzo settore, compresi gli Enti religiosi civilmente riconosciuti. Un elemento importante è quello della retroattività del provvedimento, che potrà essere richiesto dalle aziende per un massimo di nove settimane. Il periodo di riferimento dovrà essere compreso tra il 23 febbraio scorso e il 31 agosto. Ne beneficeranno le aziende che hanno dovuto sospendere le linee produttive o chiudere le attività per effetto del decreto del governo, ma anche le imprese che sceglieranno, autonomamente, di fermare la produzione. Per i dipendenti assunti a tempo determinato la cassa integrazione in deroga non potrà andare oltre la scadenza del rapporto di lavoro a termine. I datori di lavoro devono intendono accedere alla cassa devono presentare domanda entro il 31 agosto sulla piattaforma telematica della Regione, che sarà operativa a breve.
PARTITE IVA. Mercoledì sul sito dell’Inps, come anticipato dallo stesso istituto, sarà disponibile anche il link con la procedura per ottenere il bonus come una tantum da 600 euro destinato a partite Iva e liberi professionisti. L’erogazione materiale del contributo avverrà dal 15 aprile, secondo le indicazioni del governo. La dotazione finanziaria del fondo è pari a 300 milioni di euro. Il bonus è previsto nel decreto Cura Italia e riguarda anche collaboratori coordinati e continuativi e dipendenti stagionali. Una misura non compatibile con altri sussidi di sostegno al reddito: pertanto, non potranno usufruirne i cittadini che già percepiscono il reddito di cittadinanza.
PROFESSIONISTI. Duecento milioni, sull’intero budget, saranno appannaggio dei liberi professionisti iscritti alle Casse di previdenza. Un sostegno riservato, tuttavia, solo ai professionisti che nel 2018 hanno conseguito un reddito fino a 50mila euro, comprese eventuali entrate che possono derivare da affitti brevi, non superiori a trenta giorni, o con cedolare secca e che siano in regola con gli obblighi contributivi del 2019. L’indennità verrà erogata fino a esaurimento dei fondi e su presentazione della domanda alla Cassa previdenziale a cui il professionista è iscritto. Va fatto un distinguo: chi ha un reddito fino a 35mila euro deve solo presentare domanda, mentre per i professionisti con entrate tra 35mila e 50mila euro il diritto al contributo si ha solo a fronte della chiusura della partita Iva tra il 23 febbraio e il 31 marzo o una riduzione di almeno il 33% del reddito nel primo trimestre dell’anno.
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