Caos, fumogeni e tensione «Non ce la facciamo più» 

Contestato Masci, in ritardo alla manifestazione: ci hai vessato con le multe 

PESCARA. La scintilla è scoccata ieri intorno alle 19, al termine della manifestazione organizzata dalle associazioni di categoria contro le restrizioni imposte con l’ultimo Dpcm. Alimentata da un clima di tensione che si taglia a fette e dall’aria di sfida di una parte della piazza, è sfociata nel giro di un’ora nel lancio di alcuni fumogeni, seguiti da urla, strattoni e pesanti faccia a faccia culminati con un corteo non autorizzato lungo via Nicola Fabrizi e con un’azione dimostrativa simbolica messa in atto da circa un centinaio di esagitati sotto al palazzo della Prefettura, all’angolo tra piazza Italia e via del Concilio.
La contestazione ha coinvolto prima ristoratori, barman e titolari dei locali, divisi al loro interno per questioni legate alle modalità organizzative della manifestazione, svoltasi come da copione a piazza della Rinascita alle 18 in punto in forma statica, raccogliendo centinaia di persone attente a rispettare le distanze e a indossare le mascherine. Poi ha portato la parte più accesa della piazza a scagliarsi duramente contro il sindaco Carlo Masci, arrivato a luci ormai spente e costretto a fare dietrofront tra cori di protesta irripetibili. Infine ha visto contrapporsi una parte dei manifestanti, tra i quali esponenti di estrema destra e ultrà del Pescara calcio, come si apprende dalla questura, con i rappresentanti delle forze dell’ordine schierati in tenuta antisommossa prima a piazza della Rinascita e poi all’imbocco di piazza Italia.
È stato proprio il cordone di polizia a impedire ai manifestanti di avanzare oltre, con poliziotti, carabinieri e finanzieri che a un certo punto, per stemperare gli animi, si sono tolti i caschi protettivi, convincendo così il corteo non autorizzato a sciogliersi intorno alle 20,30, lasciando dietro di sé una scia di fumogeni lanciati lungo via Fabrizi, ma nessun episodio vandalico all’indirizzo delle vetrine ormai vuote dei negozi e dei locali dalle luci spente. Siamo lontani, insomma, dalle immagini della guerriglia urbana che nei giorni scorsi è divampata tra Milano, Roma, Napoli e Torino, anche se non sono mancati i momenti di tensione.
LA MANIFESTAZIONE UFFICIALE Come concordato da tutte le associazioni di categoria Cna, Confcommercio, Confesercenti e Confartigianato, che hanno organizzato la protesta ufficiale partita su impulso dell’associazione Pescara Viva, gli esercenti colpiti duramente dalle misure restrittive, varate dal governo per tentare di arrestare l’onda lunga del contagio, si sono riuniti ieri alle 18 a piazza della Rinascita. In base alle prescrizioni della questura, la manifestazione si sarebbe dovuta svolgere in forma statica attraverso interventi sul palco e rispettando distanze di sicurezza e norme anti Covid. E, in effetti, così è stato fino alle 19 circa quando la piazza si è accesa soltanto dalle luci delle fiaccole tenute per mano dagli esercenti.
Sul palco si sono alternati, uno dopo l’altro, alcuni rappresentanti del popolo delle partite Iva e dei commercianti: lo speaker Luca Teseo, il presidente del consorzio Pescara Viva Mario Palladinetti, Carlo Miccoli per Fipe Confcommercio, Giulia Mistichelli a capo dei giovani imprenditori della Cna e Francesco Silvestre per la Confesercenti. Poi, su invito delle associazioni di categoria, l’assessore al commercio Alfredo Cremonese che ha ricevuto un documento con le richieste del comparto: sospensione dei canoni di locazione, con la cessione del credito d'imposta direttamente ai locatari, azzeramento dei costi fissi delle utenze, pace fiscale, stop a tasse e imposte locali e nazionali e, infine, aiuti economici immediati. «Trasformerò queste richieste in un ordine del giorno», ha detto Cremonese a margine, «che sarà approvato in consiglio e, dopo, sarà portato ai tavoli regionali e nazionali perché dobbiamo assolutamente impedire la morte delle nostre imprese».
CONTESTAZIONE CONTRO MASCI Ma gli animi si accendono pochi minuti dopo la fine della manifestazione: «Cos’è questa buffonata? A che serve questo documento? E il sindaco dov’è? Non ha avuto nemmeno il coraggio di salire su questo palco», urla qualcuno all’indirizzo degli organizzatori. Poco dopo fa capolino in piazza Masci e, immediatamente, scattano gli esagitati. «Sindaco, hai fatto l’errore più grande della tua vita», aggiunge a voce alta un’altra persona, «ti devi vergognare. Sono un pescarese che ti ha votato e che se ne pente. Ho un’attività che sta chiudendo, non posso fare la fame per colpa vostra. Adesso ci dici che sei dalla nostra parte, ma dovevi pensarci prima quando ci avete rotto le scatole per tutta l’estate con le multe e con i controlli».
Subito dopo si scatena la ferocia della piazza, con i cori che costringono il sindaco a salire in macchina e allontanarsi. «Posate i manganelli a terra e aiutateci», inveisce qualcuno all’indirizzo dei poliziotti, «dovete mettervi dalla nostra parte». Passano pochi minuti e alcuni del gruppo che aveva organizzato la prima protesta a piazza Muzii, lunedì scorso, squarciano il manifesto che campeggia sul palco e lanciano un fumogeno, invitando la folla a dirigersi in corteo sotto la prefettura «ma senza spaccare le vetrine», dicono più volte. «Dobbiamo andare a Roma», avvertono i manifestanti, «per far sentire la voce del popolo e non quella dei politici, per avere delle risposte. Ci devono dire come possiamo continuare a lavorare».
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