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Catastrofe turismo, gli operatori abruzzesi: «A rischio 4.500 posti»

Auditorium di Palazzo Silone gremito per l'incontro con la sottosegretaria al Turismo Dorina Bianchi e i rappresentanti delle istituzioni regionali. Lolli: colpa dell’informazione, subito i “fascicoli degli edifici”

L’AQUILA. Auditorium di Palazzo Silone gremito. L’argomento è di quelli di attualità che di più non si può: la crisi del turismo. Ma non solo. E sono arrivati da tutto l’Abruzzo, nonostante la prima tappa a Penne, per parlare con la sottosegretaria al Turismo, Dorina Bianchi, della catastrofica crisi che il settore sta attraversando, non soltanto nelle zone del cratere colpite dal sisma, con il vecchio terremoto e “quelli” attuali, dalle massicce nevicate e dalle frane, ma di tutto l’Abruzzo: dal mare a Roccaraso.

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«La costa senza i borghi interni non è nulla. Non si sta più 15 giorni sotto l’ombrellone», ha detto Giovanni Bastianelli, direttore esecutivo di Enit, l’Agenzia nazionale per il turismo, intervenuto insieme a Giovanni Portaluri, responsabile del settore Competitività e territori di Invitalia, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Ovvero, l’Agenzia che dovrebbe distribuire finanziamenti agevolati alle imprese del turismo, e non solo. Ci sono 322 domande a fronte di 9 milioni di euro disponibili e sono ancora 122 quelle che devono essere esaminate.

Il quadro disegnato nei vari interventi – presenti sindaci, operatori del turismo, piccoli imprenditori, che in questi ultimi mesi rischiano di chiudere – è devastante. Ma tutti hanno una sola richiesta, al governo, al neo assessore regionale al turismo, Giovanni Lolli, alle linee di credito: intervenire immediatamente. In molti, a cominciare dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, hanno puntato il dito contro l’informazione, che a livello nazionale, riportando solo notizie catastrofiche «con lo stesso Stato che ha parlato di effetto Vajont, di scosse terribili, per poi rimangiarsi tutto», ha detto Cialente, hanno fatto fuggire i turisti.

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«Il turismo della montagna vale il 20 per cento di quello regionale, ci sono 4.500 lavoratori del settore che sono a rischio. Occorre una strategia immediata per una comunicazione positiva», ha sottolineato Alfonso D’Alfonso, presidente del comparto turistico Gran Sasso L’Aquila e Terre Vestine, che fa il paio con Ernesto Paolo Alva, presidente del comparto Alto Sangro Turismo. Lolli ha tracciato le linee guida: «Ci vedremo entro brevissimo tempo, per un bando per le risorse del sistema imprese, che comprende il miglioramento sismico; rimetterci in linea con le regioni del Nord, con le nuove tecnologie; connetterci con il Piano strategico nazionale, con il progetto montagna, che verrà scorporato per l’Appennino, del quale l’Abruzzo diventerà regione leader». Per denunciare il dramma in cui versa il settore commercio, il direttore della Confcommercio dell’Aquila, Celso Cioni, si è presentato in tuta mimetica. «Non è un costume di carnevale», ha detto con amarezza, «ma la dimostrazione che da 3000 giorni siamo in guerra, contro un nemico che non si vede, ma che fa danni: il terremoto. Questa non è più un’emergenza, ma c’è in ballo la tenuta socio-economica del territorio, al centro di una catastrofe epocale». Lolli ha garantito che verrà finanziato il «fascicolo degli edifici», così come ha proposto il sindaco Cialente, avviando subito una campagna di comunicazione per un «turismo sicuro in Abruzzo».

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