«Cemento scarso, lesioni e pochi ferri negli edifici» 

La perizia decisiva fotografa la pericolosità delle case popolari alte sette piani «Rischio di crolli ogni giorno, anche in assenza di scosse di terremoto»

PESCARA. Cemento impoverito, «modesta presenza di armature» e crepe coperte con «rattoppi evidenti di intonaco». Bastano queste tre frasi estrapolate dalle perizie dell’ingegnere Virginio Angelini per fotografare la pericolosità delle case popolari sgomberate in via Lago di Borgiano. C’è proprio la perizia di Angelini alla base della decisione di Comune e Ater, il 5 luglio scorso, di mandare via i 236 residenti: quei palazzi, alti 7 piani e attaccati ad altre case popolari di Rancitelli, non sono più sicuri. E non soltanto in caso di terremoto. La perizia spiega che i palazzi, costruiti con un cemento scarso e con pochi ferri e lesionati dalle scosse di terremoto che si sono susseguite tra il 2016 e il 2017, ormai non sono più sicuri anche in assenza di sisma: «Eseguendo l’analisi modale», dice la perizia, «si ottiene l’immediato collasso per carichi statici che evidenzia l’inadeguatezza strutturale del fabbricato che non consente il calcolo della vulnerabilità sismica in quanto il fabbricato non è verificato per i normali carichi statici gravitazionali previsti dalla vigente normativa». Un rischio quotidiano: quei palazzi costruiti negli anni Settanta rischiano di crollare e, secondo la perizia, non possono essere riparati: devono essere demoliti. Soprattutto per colpa di un cemento che non tiene più. E non solo in caso di terremoto: il rischio di quel cemento impoverito è quotidiano, avverte il documento. E se dal 30 ottobre 2016, giorno in cui i residenti hanno iniziato a denunciare crepe sempre più profonde e scricchiolii continui, non è accaduto niente è soltanto una fatalità. Un miracolo. Un pericolo scampato. Anche il 18 gennaio scorso, stesso giorno della valanga di Rigopiano, quando si sono contate 5 scosse di terremoto. «Nella struttura del fabbricato, già in condizioni statiche, sono presenti elementi che non soddisfano le verifiche di sicurezza», dice l’ingegnere. Un rischio costante. Ma a distanza di quasi due mesi dallo «sgombero immediato» e dall’allarme contenuto nella perizia nessuna misura di sicurezza è stata presa e, secondo i residenti di Rancitelli, le crepe sugli edifici si fanno sempre più vistose. Come quella che percorre, dal basso verso l’alto, l’intero edificio al numero 22. Un passaggio della perizia di Angelini è dedicato proprio alle crepe: «Gran parte delle fessurazioni», dice il documento, «risultano coperte e parzialmente riparate per la presenza di rattoppi evidenti di intonaco». E le crepe si aggiungono ai pilastri cadenti: la perizia sul civico 22 dice che «al piano terra è presente un degrado abbastanza diffuso alla base dei pilastri per effetto della risalita di umidità che innesca fenomeni di corrosione delle barre di armatura con espulsione del copriferro».
Ma il guaio peggiore dei palazzi è il cemento con il quale sono stati costruiti: «Tra le problematiche principali risulta esserci la qualità del calcestruzzo utilizzato, in alcuni casi anche al di sotto dei minimi di normativa per l’utilizzo strutturale e la modesta presenza di armature».
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