Colpito a distanza: incidente o vendetta?

Una pistolettata alla tempia, l’ingegnere è in fin di vita

MONTESILVANO. Piange e si dispera Raffaella D’Este. Al capezzale del marito nel reparto di Rianimazione dell’ospedale civile, la moglie dell’ingegnere informatico ferito gravemente mercoledì sera con un colpo di pistola alla testa, mentre stava buttando la spazzatura davanti casa, continua a non farsi una ragione di quello che è successo. Piange e si dispera perché le speranze di riabbracciare il marito sono ridotte al minimo: Carlo Pavone è in coma e la sua vita appare legata a un filo. Per la moglie, per i loro due figli, per la sorella e il fratello di Carlo e dei suoi genitori, costretti a Caracas, in Venezuela, dalle precarie condizioni di salute, è un incubo infinito. «Non riusciamo a farcene una ragione», dice per tutti la sorella di Raffaella, Maria Assunta D’Este, «tutto quello che sapevamo l’abbiamo detto ai carabinieri, ma c’è davvero poco: mio cognato è una persona pulita, limpida, perbene. Possiamo solo disperarci, sperando che al più presto si chiarisca tutto. Purtroppo finora non c’è stato nessuno che abbia potuto dare un’indicazione, niente di niente. Magari ci stesse qualcuno che ha visto o che sa qualcosa. Ce lo dica subito».

È quello che stanno tentando di scoprire i carabinieri della compagnia di Montesilvano diretti dal capitano Enzo Marinelli. Da mercoledì sera, da quando quello che sembrava un malore si è trasformato in un tentato omicidio, dopo che la Tac del pronto soccorso ha svelato il proiettile nella testa del 42enne, gli investigatori coordinati dal sostituto procuratore Anna Rita Mantini stanno ascoltando tutti coloro che hanno avuto contatti diretti o indiretti con l’imprenditore. E il quadro che ne esce è sempre lo stesso: una persona mite, tranquilla, riservata. Nella sua azienda di sistemi informatici, la Cr Sistemi, Pavone non ha dipendenti, ma solo qualche collaboratore che fattura per conto proprio: dunque si esclude la pista di eventuali vecchi rancori. Economicamente sta bene, non ha debiti, considerando anche che i genitori in Venezuela hanno delle attività imprenditoriali. Per il resto, è sposato con la coetanea Raffaella, dipendente delle Poste, è un padre amorevole di due maschietti e non sembra aver avuto liti o attriti con nessuno, soprattutto di recente.

Eppure succede che mercoledì sera, poco prima delle 21, l’ingegnere scende in garage per prendere le zucche di Halloween , da lì va a buttare la spazzatura a cinque passi dal cancello di casa, in via De Gasperi, e qualcuno gli spara alla tempia destra lasciandolo agonizzante dietro il cassonetto, coperto da rami secchi e sacchi di immondizia. Per quale motivo?

È su questo che si gioca la partita degli investigatori a caccia di un movente che possa indicargli la strada da seguire. E invece, al momento, non c’è ancora niente. Per questo non si esclude l’ipotesi del colpo fortuito, partito accidentalmente da qualcuno che nulla aveva contro Carlo Pavone, anche in considerazione del fatto che era totalmente imprevedibile, per chi fosse stato determinato a uccidere l’ingegnere, la sua uscita di casa a quell’ora, per andare a buttare la spazzatura dopo essere sceso in garage a prendere le zucche di Halloween. Ma il coltellino sporco di sangue trovato vicino all’ingegnere ferito?

Risposte importanti potrebbero darle i Ris dopo gli accertamenti tecnici sul coltellino, che la moglie racconta di non avere mai visto negando che fosse del marito, e sul proiettile estratto dai medici della Neurochirurgia dalla testa del povero 42enne. Per ora si sa che non è un piccolo calibro (piuttosto un calibro 9, 38 o 7,65) e che il cuoio capelluto e la testa dell’imprenditore non presentano bruciature. Particolare da cui si può desumere che l’aggressore abbia sparato da almeno un metro e mezzo di distanza. Ma con cosa, una pistola o un fucile? L’idea degli investigatori, a giudicare dalla forma dell’ogiva, è che si tratti di una pistola. Se così fosse, chi ha sparato non era troppo lontano per centrare, come ha fatto, la testa del povero ingegnere. Ma perché, per un incidente o per vendetta?

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