«Contagiato da mio figlio: giovani rispettate gli altri» 

Appello di un pescarese di 68 anni: bisogna avere ancora paura del virus

PESCARA. «I giovani dovrebbero avere paura perché il virus non è sparito. Si sbagliano se pensano di essere immuni. Nessuno lo è. Devono volersi bene e rispettare gli altri usando la mascherina nei luoghi affollati e restando distanziati, operazioni non facili se si è in discoteca o nel bel mezzo della movida, ma non ci si salva la vita chiudendo un occhio e anche l’altro e facendo finta che l'emergenza sia finita».
Alla vigilia del Ferragosto ai tempi del coronavirus, mentre si moltiplicano gli eventi e le occasioni per trascorrere insieme la giornata di festa, arriva il monito, seppur gentile e pacato, di un pescarese di 68 anni che da venti giorni combatte contro il Covid. La malattia che affligge il nostro tempo gli è stata trasmessa, racconta, dal figlio 30enne che dopo due settimane di ricovero in ospedale e tre tamponi, ora è guarito. Il pensionato ha lavorato in ambito sanitario, come il figlio oggi. Entrambi conoscono i rischi e le incertezze di un virus ancora troppo sconosciuto, ma ciò non li esenta da paura e rabbia. Lui, il papà, che chiede di restare anonimo, combatte la sua personale battaglia, «prigioniero» in una stanza di casa. Da settimane, dopo il primo tampone positivo, è in quarantena nella sua abitazione in città ed è prodigo di consigli alle nuove generazioni che sfidano l'immortalità lungo le vie della movida.
Che cosa le è successo?
Che ho contratto il virus da mio figlio. Lui sta bene dopo due settimane di ospedale e tre tamponi, non è mai stato ricoverato in terapia intensiva. Io oggi (ieri ndc) ho fatto il secondo, tra 48-72 ore farò il terzo e poi aspetterò i risultati. Non siamo stati colpiti da una forma aggressiva e la conoscenza della malattia ci aiuta.
Come si è accorto di essere malato?
Non me ne sono accorto: sono asintomatico. E le persone come me sono un grande problema, bisognerebbe fare una campagna di tamponi a tappeto, ma costi e tempi non lo consentono. Mio figlio accusava una tossetta stizzosa e qualche linea di febbre, io nulla. Solo il tampone ha rivelato la verità. A settembre si rientra a scuola, ma io avrei aspettato fino a ottobre. Se si incappa in un asintomatico si rischia la strage.
Come ha reagito alla diagnosi? Ha avuto paura?
Paura non tanto, perché la conoscenza è fondamentale in certi casi, anche se siamo stati bombardati da tante informazioni contrastanti che hanno generato confusione tra le persone. Rabbia, invece, sì. Perché mi sono detto: sono stato attento a rispettare i protocolli, ho superato mesi di lockdown e mi ritrovo di nuovo chiuso in casa.
Cosa fa durante il giorno?
Leggo, guardo la tv. Mangio in camera. Sono isolato dal resto della famiglia.
Cosa pensa in solitudine?
Che malgrado tutto siamo stati fortunati, altri non ce l'hanno fatta. E il mio pensiero va alle vittime. La sopravvivenza dipende da molti fattori: genetici, l'età, le condizioni fisiche, il sistema immunitario. Ma soprattutto conta l'atteggiamento psicologico. Bisogna essere forti mentalmente per farcela, bisogna lottare.
Che cosa consiglia ai giovani?
I giovani pensano di essere immuni, invece devono stare attenti: non è ancora finita. Stanno stretti in discoteca, vicini, si abbracciano. Hanno voglia di stare insieme e cedono. Invece, dovrebbero avere più paura. Devono volersi bene, proteggendosi anche nel rispetto degli altri. Lavarsi le mani, indossare la mascherina anche nei luoghi affollati all’aperto e restare distanti anche più di un metro, è l'unica arma contro il contagio. Nessuno sa se l'immunizzazione è per sempre, dopo aver contratto la malattia. Le persone anziane ora sono più guardinghe.
Teme un altro lockdown?
Fortemente, se continuiamo a non rispettare le regole che abbiamo imparato a conoscere.
Farà il vaccino?
Sono favorevole alle vaccinazioni e lo farò quando sarò certo che è sicuro e testato.
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