Ecco i rapinatori della banca di viale Marconi / Foto

Capelli rasati, giubbotti neri e un forte accento siciliano: è l'identikit dei due banditi
PESCARA. Eccole le facce dei due rapinatori che martedì scorso hanno svaligiato la Banca popolare di Puglia e Basilicata di viale Marconi. A riprenderli sono state le telecamere a circuito chiuso della filiale da cui la coppia di banditi ha portato via 108 mila euro. I due non si sono preoccupati di coprirsi il volto durante la rapina. E ora gli investigatori hanno in mano le loro foto.
Nei fotogrammi diffusi dagli inquirenti le facce dei due si vedono abbastanza bene. I rapinatori sono vestiti in modo simile: pantaloni e giubbino nero. Uno dei due banditi sotto la giacca sembra avere una felpa, portata con il cappuccio che spunta fuori dal giubbotto. L'altro invece il cappuccio ce l'ha direttamente incorporato nella giacca.
Il primo dei due (nella foto accanto), ha i capelli scuri completamente rasati, la fronte alta, una stempiatura pronunciata, il volto allungato. Anche il secondo rapinatore (nella foto in alto), ha i capelli scuri e rasati, il volto più tondo di quello del socio.
Tutte le testimonianze, dicono gli inquirenti, sono concordi sul fatto che i due sono alti tra 1,70 e 1,75 e che apparentemente hanno un'età che va dai 30 ai 35 anni.
Ma soprattutto i testimoni concordano sul fatto che i due non sono di qui. Il loro accento, a dire di chi li ha sentiti parlare, è inequivocabilmente siciliano. E di testimoni del colpo ce ne sono almeno tre, cioè il direttore della filiale e le dipendenti che hanno avuto la brutta sorpresa di essere rapinati subito prima dell'apertura, intorno alle otto del mattino.
I due banditi hanno infatti aspettato il direttore della Popolare sul marciapiedi davanti alla filiale, approfittando del via vai delle otto del mattino in una strada trafficata come viale Marconi. Quando l'uomo è arrivato i due hanno fatto finta di chiedergli un'informazione, poi hanno tirato fuori le pistole e l'hanno costretto a farli entrare nell'istituto di credito.
I due si sono fatti portare nella stanza della cassaforte e hanno aspettato col direttore che arrivassero due impiegate, una delle quali aveva la chiave del caveau.
Appena la donna ha aperto il forziere i rapinatori si sono fatti indicare quali erano le banconote civetta, cioè quelle che una volta portate via spruzzano inchiostro indelebile, le hanno lasciate in cassaforte e sono scappati con il resto dei soldi, 108 mila euro. Un modo di fare che dimostra se non altro una certa pratica di rapine e sistemi di sicurezza.
La stessa pratica, però, i banditi non sembrano averla dimostrata nel resto del colpo. Perchè si sono presentati in banca a volto scoperto, come dimostrano appunto le foto, e per giunta senza guanti.
Gli uomini della squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana, che stanno indagando sul colpo, a questo punto hanno più elementi per cercare di risalire ai due.
Non solo le immagini delle telecamere di sicurezza, già inviate alle questure di tutta Italia nella speranza che i due siano conosciuti alla polizia, ma anche le loro impronte digitali.
Nei fotogrammi diffusi dagli inquirenti le facce dei due si vedono abbastanza bene. I rapinatori sono vestiti in modo simile: pantaloni e giubbino nero. Uno dei due banditi sotto la giacca sembra avere una felpa, portata con il cappuccio che spunta fuori dal giubbotto. L'altro invece il cappuccio ce l'ha direttamente incorporato nella giacca.
Il primo dei due (nella foto accanto), ha i capelli scuri completamente rasati, la fronte alta, una stempiatura pronunciata, il volto allungato. Anche il secondo rapinatore (nella foto in alto), ha i capelli scuri e rasati, il volto più tondo di quello del socio.
Tutte le testimonianze, dicono gli inquirenti, sono concordi sul fatto che i due sono alti tra 1,70 e 1,75 e che apparentemente hanno un'età che va dai 30 ai 35 anni.
Ma soprattutto i testimoni concordano sul fatto che i due non sono di qui. Il loro accento, a dire di chi li ha sentiti parlare, è inequivocabilmente siciliano. E di testimoni del colpo ce ne sono almeno tre, cioè il direttore della filiale e le dipendenti che hanno avuto la brutta sorpresa di essere rapinati subito prima dell'apertura, intorno alle otto del mattino.
I due banditi hanno infatti aspettato il direttore della Popolare sul marciapiedi davanti alla filiale, approfittando del via vai delle otto del mattino in una strada trafficata come viale Marconi. Quando l'uomo è arrivato i due hanno fatto finta di chiedergli un'informazione, poi hanno tirato fuori le pistole e l'hanno costretto a farli entrare nell'istituto di credito.
I due si sono fatti portare nella stanza della cassaforte e hanno aspettato col direttore che arrivassero due impiegate, una delle quali aveva la chiave del caveau.
Appena la donna ha aperto il forziere i rapinatori si sono fatti indicare quali erano le banconote civetta, cioè quelle che una volta portate via spruzzano inchiostro indelebile, le hanno lasciate in cassaforte e sono scappati con il resto dei soldi, 108 mila euro. Un modo di fare che dimostra se non altro una certa pratica di rapine e sistemi di sicurezza.
La stessa pratica, però, i banditi non sembrano averla dimostrata nel resto del colpo. Perchè si sono presentati in banca a volto scoperto, come dimostrano appunto le foto, e per giunta senza guanti.
Gli uomini della squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana, che stanno indagando sul colpo, a questo punto hanno più elementi per cercare di risalire ai due.
Non solo le immagini delle telecamere di sicurezza, già inviate alle questure di tutta Italia nella speranza che i due siano conosciuti alla polizia, ma anche le loro impronte digitali.
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