<strong>Verso il voto.</strong> Il segretario Pd su Di Pasquale indagato nell’inchiesta Ato: «Non è condannato, resta in lista»

Fischi in piazza, scontro Musa-Di Mattia

Paolucci: il nostro candidato sindaco contestato dai tifosi del centrodestra

MONTESILVANO. I fischi del pubblico di piazza Diaz a Di Mattia? «Sono partiti da un gruppo di tifosi di un altro schieramento, non è un problema anche se sarebbe stato meglio non sentirli». E la richiesta di rinvio a giudizio per Di Pasquale nell'inchiesta sull'Ato? «Aspetto la decisione di un giudice terzo, non esiste nessun caso Di Pasquale nel Pd». Parla così Silvio Paolucci, segretario regionale Pd.

Il giorno dopo il comizio in piazza Diaz, Paolucci dà una pacca sulla spalla al candidato sindaco Attilio Di Mattia dell'Idv: «Nei comizi», spiega Paolucci, «ci sono cittadini che patteggiano per un candidato o per un altro. Così, i fischi sono partiti da un gruppo di tifosi di un altro schieramento. Per noi, il vincitore delle primarie non si discute. Come non si discute il rinnovamento della nostra lista». Nonostante, la richiesta di rinvio a giudizio per il consigliere Pd Francesco Di Pasquale nell'inchiesta sul partito dell'acqua, Paolucci rivendica la pulizia del Pd: a Di Pasquale, ricandidato, viene contestato il reato di abuso d'ufficio per tre incarichi che la procura considera clientelari. «Io, dopo il lavoro della procura, aspetto di sentire la pronuncia di un giudice terzo», dice Paolucci.

Tornando ai fischi per Di Mattia, sono partiti quando, nel confronto tra gli 8 candidati sindaco di domenica, si è alzato in piedi per incitare il pubblico a votarlo: le grida lo hanno costretto a sedersi. Di Mattia scarica sul moderatore del comizio, il giornalista Paolo Minnucci: «L'unica cosa che mi rimprovero è essere andato a un confronto organizzato e moderato dal fratello di un candidato (Angelo Minnucci, di Montesilvano Futura, ndr), non sono ancora navigato», dice, «da immaginare che un moderatore possa consentire a chi ancora oggi prende soldi dal Comune come assessore di contestare a me, che il Comune ho frequentato da cittadino, le scelte della sua maggioranza senza darmi possibilità di replica. La prossima volta diranno che le tasse le ho messe io o che il Prg l'ho fatto io: hanno paura del loro passato».

«Tutti, anche Di Mattia, hanno avuto tre minuti a domanda, scanditi da un gong, e un altro minuto per l'appello finale», risponde Minnucci. È la legge dei numeri.  «Mi dispiace per la polemica», interviene Manola Musa, candidato del centrodestra, «ma soprattutto perché Di Mattia non ha risposto alle domande: farà il sindaco da Vienna? Toglierà il crocifisso dalle scuole e dal Comune? Io sono concreta, Di Mattia parla di teoria ed esce sempre fuori tema. Mi chiedo: ma perché lo fa?». Sull'ipotesi di un comizio-agguato contro Di Mattia, Musa ride: «La piazza lo ha fischiato perché ha capito che il suo è stato tutto uno spot».

Del comizio parla anche il segretario Pd Luigi Beccia: «Il confronto tra i candidati ha avuto passaggi grotteschi», dice riferendosi allo scontro tra il sindaco Pasquale Cordoma, ex Pdl passato a Grande Sud, e Musa. «Bisognerebbe confrontarsi sui risultati degli amministratori uscenti ma qui si evita il bilancio e non si capisce più chi ha governato», dice Beccia, «qualcuno deve assumersi la responsabilità di 5 anni in cui Montesilvano è rimasta immobile. Scaricando il sindaco uscente, il Pdl ha ammesso questo fallimento che non è però soltanto di Cordoma: è il fallimento di un intero gruppo e con la candidatura di Musa si tenta una truffa politica ai danni dei cittadini».