HO SCELTO LA VITA

2 Maggio 2013

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Mi trovavo in una selva buia, senza confine. Era notte, non c'erano le stelle e davanti a me solo un intrico di strade: non riuscivo a capire quale fosse il sentiero giusto. Non potevo tornare indietro, l'unica via di uscita era quella di continuare il cammino...

Mi svegliai: erano le sette di mattina, ero agitata per quel maledetto sogno. Guardai fuori dalla finestra: il cielo era coperto di nuvole, la luce del sole appena sorto non aveva abbastanza forze da penetrarle.

Era una giornata come tante altre, andare a scuola, tornare a casa e fare i compiti. Frequentavo l'ultimo anno del liceo scientifico, era il momento della decisione. Pensavo di continuare a studiare, ma non sapevo quale facoltà scegliere, nè quale università, nè se restare in Italia o spostarmi all'estero.

La mia famiglia non mi aveva mai appoggiato: non erano stati d'accordo per la scelta del liceo e adesso pretendevano che studiassi economia: "Vivere è guadagnare, senza soldi non mangi, se non mangi, muori."

Andavo bene a scuola, ma loro non venivano mai a parlare con i prof., e anche se prendevo tanti bei voti continuavano a dire che mille dieci non mi avrebbero comunque dato lavoro. Io, invece, ero certa che solo studiando seriamente un giorno avrei potuto aspirare ad una professione soddisfacente, anche se non sapevo ancora quale sarebbe stato il mio futuro. Intanto pensavo: "Non mi capiscono... Non mi amano... "

Il muro tra noi cresceva sempre più alto.

E in questa giornata come tante altre, la mia vita cambiò: mia madre entrò in ospedale per essere operata.

Non ne sapevo niente. Tornai a casa e non trovai nessuno, in cucina, in soggiorno, nelle camere da letto: nessuno. Afferrai il cellulare, sullo schermo l'icona dei messaggi lampeggiava da chissà quanto tempo: "Ho portato la mamma in ospedale, ti chiamo dopo, non preoccuparti". La solita laconicità di mio padre finì per allarmarmi. Corsi in strada e salii sul primo autobus disponibile.

Quando arrivai, la mamma stava per entrare in sala operatoria, mi vide e volle parlarmi:

"Sei stata sempre così testarda, fin da piccola, nessuno poteva decidere per te. Se sapessi quanta paura abbiamo io e tuo padre che tu possa sbagliare strada! Non ti abbiamo mai detto 'brava', ma quando hai preso quei voti alti, siamo stati sempre orgogliosi di te, sappiamo che non tutti possono vantare una figlia brava come te". Sul suo volto dove il tempo aveva iniziato a disegnare le rughe, scivolò qualche lacrima, "Forse abbiamo sbagliato, e solo adesso ci rendiamo conto di averti fatto soffrire. Perciò questa volta, a te la scelta, ci fidiamo di te". Papà ci si avvicinò e mi abbracciò: per la prima volta mi sentii amata.

Forse esistono genitori che non sostengono le scelte dei propri figli. I miei non lo avevano fatto per molto tempo. Ma di certo mi amavano.

Le ore di attesa erano dure. L'ospedale è un luogo particolare: c'è gioia, ma anche dolore. In quella sala nasce un bambino, dietro quella porta forse sta morendo un uomo. Solo qui tocchi davvero con mano la vita. Quella sera, mentre mia madre riposava con la gola fasciata, avevo fatto la mia scelta. Dopo di allora, ho sognato di nuovo quel bosco: il cielo era stellato e c'era un sentiero illuminato, ma molto tortuoso. Chiusi gli occhi e lo imboccai...

Oggi ho 29 anni e sono la madre di due bambini. Lavoro presso il reparto di cardiochirurgia dell'ospedale statale. Qualche mese fa ho pubblicato un libro intitolato "la vita", ha venduto molte copie.

Volete sapere il motivo del mio successo?

Ho scelto la vita.

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