I ragazzi del centro Lo sPaz «Qui aiutiamo tanta gente» 

Nell’ex scuola si studia, si fanno ripetizioni e si svolgono corsi per gli stranieri   Damiani: «Masci non ci mandi via, lavoriamo insieme per valorizzare l’edificio»

PESCARA. Un gruppo di bambini che arriva per le ripetizioni pomeridiane, studenti stranieri che bevono un thè. Nell’atrio i vestiti che, in collaborazione con l’associazione “On the road”, vengono raccolti per i senza fissa dimora. Così appare Lo Spaz: un tranquillo centro di aggregazione giovanile dove si studia, si discute, si fanno iniziative sociali. Un centro di aggregazione che ha trovato posto, grazie a un bando realizzato con fondi europei, in un ex scuola abbandonata, che era diventata rifugio balordi.
Lo Spaz affonda le radici nel movimento studentesco pescare di una dozzina di anni fa. «Nel 2007 facevo parte di un’associazione che si chiamava “Soha”», racconta Carlo Damiani, studente universitario e presidente dell’associazione che gestisce il centro, «rivendicavamo di spazi di aggregazione insieme ad altre realtà come il collettivo studentesco e 360°».
Come si è arrivati allo Spaz?
«Nel 2013 abbiamo avviato la campagna “Dateci spazio”, con cortei, performance artistiche in strada, flash mob. Chiedevamo al Comune un bando per assegnare per spazi associativi: non a noi direttamente, ma con un bando aperto».
La reazione della politica?
«Nel 2014, durante la campagna elettorale per le Comunali, tutti i nove candidati sindaci hanno detto di essere a favore di uno spazio del genere».
Qui c’è stato il passaggio allo Spaz?
«Sì: abbiamo partecipato al bando come associazione temporanea di impresa, che poi si è evoluta in associazione».
Perché Spaz?
«Nel 2013 avevamo creato la “microbiblioteca sociale Andrea Pazienza”, un personaggio nella cui espressività ci riconosciamo».
Il quartiere come vi ha accolto?
«Bene: all’inaugurazione c’erano tutti. Qualche piccolo problema è stato risolto subito con un canale diretto di ascolto».
Che cosa ha di unico questo spazio oggi?
«È la sola sala studio a Pescara aperta di sera: weekend e festivi, compresi Natale e capodanno. Sotto sessione oltre alla biblioteca dobbiamo adibire almeno un’altra sala e a volte anche l’atrio».
Cos’altro fa lo Spaz?
«Tanto. C’è la scuola popolare gratuita in collaborazione con “Rete oltre il ponte” e “Alis”; corsi di musica in collaborazione con “Spazio Matta”; gruppi di ascolto psicologico; in questo periodo, col progetto Erasmus+ sono qui per dei corsi lituani, bulgari, spagnoli e polacchi; c’è poi il mercatino del libro usato annuale e quello periodico di prodotti delle campagne abruzzesi. Siamo stati i pionieri assoluti di diverse cose che a Pescara».
Vengono solo ragazzi?
«È la fascia d’età più presente, ma non mancano anziani che vengono per giocare a burraco o per i corsi di digitalizzazione»
Ve l’aspettavate tanta voglia di “sfrattare” lo Spaz dalla nuova amministrazione?
«Un po’ sì, ma magari non fino al punto da essere messi in competizione con un liceo musicale che, tra l’altro, avrebbe bisogno di 24-28 aule: qui ce ne sono 13-15».
Perché secondo voi?
«Forse siamo stati interpretati come una sorta di prodotto dell’opposizione, il che non è reale. Siamo semplicemente uno spazio al servizio della città. Ci hanno messo al centro di uno scontro tra partiti nel quale non ci riconosciamo».
Siete schierati politicamente?
«Facciamo discussioni critiche e pubbliche che sono anche politiche. Anche quando c’era il centrosinistra in Comune siamo stati critici su alcune questioni. Si discute, si riflette, si propone: cose normali in una democrazia».
Non può esserci un punto di incontro col municipio?
«Io sono d’accordo su una cosa col sindaco Masci: questo edificio è sprecato per essere utilizzato solo al pianterreno. Allora perché non lavoriamo insieme per valorizzarlo, recuperando anche il piano di sopra per altre associazioni?».
©RIPRODUZIONE RISERVATA