In silenzio i banditi della gioielleria 

I due arrestati per l’assalto a “Officine Complicato” non rispondono al giudice

PESCARA. Neppure una parola, di fronte al giudice. Jhonny Di Pietrantonio e il cugino Kevin Cellini, di 22 e 24 anni, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, durante l’interrogatorio da parte del giudice Nicola Colantonio che martedì ne ha disposto l’arresto, anche se con profili di responsabilità diversi, per la rapina alla gioielleria “Officine complicato”, messa a segno di 27 dicembre e fruttata circa 118mila euro, in orologi di pregio.
I due giovani, Di Pietrantonio in carcere e Cellini ai domiciliari, sono assistiti dall’avvocato Roberto Serino. E non sono gli unici indagati per l’assalto alla gioielleria situata in pieno centro. Sono stati incastrati subito, in poche ore, grazie agli elementi raccolti dalla polizia immediatamente dopo il colpo, anche grazie alla collaborazione prestata dai carabinieri del Nucleo investigativo. Tutto ruota attorno alle auto usate per la fuga, una Golf nera che potrebbe essere quella della compagna di Di Pietrantonio e una Bravo marroncina che potrebbe essere quella di Cellini. Proprio la Golf è stata lavata Da Di Pietrantonio il giorno stesso della rapina poi subito controllata dai carabinieri e quindi passata al setaccio della squadra mobile, che si è occupata delle indagini e che su quel mezzo ha trovato un casco, che sarebbe lo stesso usato da uno dei quattro rapinatori, arrivati in piazza Salotto con due moto Ducati Monster rubate. Nell’auto c’era anche una ruota di scorta lasciata fuori dal suo posto, che subito dopo la rapina era montata sulla Golf usata dalla banda, ripresa dalle telecamere.
Quell’auto, dotata di un sistema di localizzazione Gps, il 27 dicembre ha seguito un percorso che, per la polizia, è proprio quello dei rapinatori, da via Tavo al centro e viceversa. E ha anche raggiunto le zone in cui sono state rubate le due moto Ducati. La banda si sarebbe procurata anche un’altra moto, una Comet 250 rubata il 22 dicembre. Ma il mezzo è stato abbandonato (e trovato dalla polizia) sulla circonvallazione, forse perché non sufficientemente potente o forse perché con poca benzina. Le due Ducati usate per l’assalto sono state bruciate nel parcheggio ex Fea, dove i rapinatori sono saliti sulle due auto e si sono allontanati con il bottino portato via dalla gioielleria sotto la minaccia dei fucili. L’arresto dei due si è reso indispensabile perché, per gli investigatori della Mobile (diretti da Dante Cosentino), Di Pietrantonio e Cellini - indagati anche per l’aggressione al giornalista di Rai 2 Daniele Piervincenzi - stavano già studiando un’altra rapina, a un rappresentante orafo. E andavano fermati in tempo. (f.bu.)