Inchiesta Spoltore, il Pm sul caso CityModa"Pressioni da Lerri per le autorizzazioni Asl"

Un dirigente Asl: "Il consigliere mi disse: diamo una mano a questi perché devono aprire"

PESCARA. La storia di CityModa, il centro commerciale di Spoltore, è riassunta negli appunti che il suo titolare, l'imprenditore pugliese Giancarlo Fiore, accusato di corruzione e abuso d'ufficio, ha trascritto di suo pugno nel blocco intestato CityModa: faldoni portati via dal Corpo forestale ed entrati negli atti dell'inchiesta del pm Gennaro Varone che conta 9 indagati tra cui l'ex sindaco Franco Ranghelli.

«ASL SPOLTORE OK».
Tra i documenti sequestrati negli uffici ci sono anche agende datate 2009 nelle quali Fiore avrebbe annotato alcune autorizzazioni da richiedere alla Asl, allo Sportello unico per le attività produttive e alla Sovrintendenza ambientale. Scrive il gip Gianluca Sarandrea che «Fiore riportava soprattuto le persone da utilizzare per raggiungere i funzionari preposti al rilascio delle autorizzazioni e tra queste indicava Domenico Lerri per sensibilizzare i funzionari Asl di Pescara». Lerri, consigliere comunale di Pescara - ieri Pdl oggi indipendente - è finito nell'inchiesta di Spoltore con l'accusa di abuso d'ufficio: «Agiva nell'interesse di Fiore da cui era legato da vincoli di affari», segnala il gip. Un rapporto ambiguo, quello tra l'imprenditore pugliese e la Asl in cui, per l'accusa, ci sarebbe stata l'intermediazione di Lerri. Il pm dà forza alla sua tesi con un appunto sequestrato negli uffici di Bari dell'imprenditore in cui Fiore avrebbe annotato «parere Asl», il nome di un dirigente Asl e di un altro funzionario da «raggiungere tramite Lerri o in alternativa tramite Ranghelli». In un altro appunto manoscritto, nella casella denominata «da ricordare» e datata 16 settembre 2009, l'imprenditore avrebbe scritto: «Chiamo Nico Lerri per Asl». Cinque giorni dopo, Fiore avrebbe annotato «Asl Spoltore Ok» alludendo all'esito positivo della riunione del 21 settembre andata a buon fine nella ricerca di sensibilizzare i funzionari Asl.

LA TESTIMONIANZA.
Quel dirigente della Asl è Antonio Caponetti, estraneo all'inchiesta, il direttore del servizio di prevenzione che per l'accusa avrebbe ricevuto «pressioni da Lerri». L'11 febbraio 2011, Caponetti ha rilasciato al pm una deposizione. «Ricordo che nell'estate del 2009 il direttore sanitario della Asl mi disse di andare nel suo ufficio perché c'era una persona che doveva prospettarmi un problema tecnico. Mi recai nell'ufficio e trovai il direttore insieme a un signore che mi fu presentato come consigliere del Comune, Domenico Lerri (...). Non ricordo il giorno preciso, credo tra il 21 giugno 2009 data della nota n. 2400 e il 7 luglio data della nota n. 27442. Dopo le presentazioni di rito, io e Lerri ci recammo nel mio ufficio per discutere del problema tecnico per il rilascio dell'autorizzazione della Asl per CityModa. Lerri mi disse chiaramente "possiamo dare una mano a questi perché devono aprire". Ricordo che il problema era nel rilascio dell'autorizzazione Asl per una variante urbanistica del centro che doveva aprire nel luglio 2009. Preciso che la seconda richiesta della Suap del 6 luglio e protocollata il 7 ha avuto risposta il giorno stesso con la nota a mia firma n. 27442, ma era stata oggetto di valutazioni tecnica già da 10 giorni e solo la parte amministrativa è stata così celere. La stessa identica situazione si è ripetuta nel dicembre 2009, prima del rilascio della nostra seconda autorizzazione relativa al piano primo del centro commerciale. Prima di Natale 2009 ricevetti una telefonata da Fiore, lo incontrai ed era accompagnato da Lerri. L'incontro era mirato al rilascio dell'autorizzazione per il piano primo del centro commerciale e soprattutto per il centro massaggi e bellezza. L'incontro non fu molto amichevole perché c'era intenzione di Fiore e dei suoi collaboratori di farmi passare come persona pignola in quanto il mio ostruzionismo avrebbe causato la mancata apertura del centro benessere con relativa perdita di posti di lavoro (...). Lerri interveniva in difesa di Fiore cercando di sviscerare anche questioni tecniche. Credo che lo scopo era rendermi edotto di come nelle altre regioni dove era presente il centro fosse agevole ottenere le autorizzazioni. Mi lasciai con Fiore con la promessa che avremmo trovato una soluzione condivisa. Nel gennaio 2010, Lerri si ripresentò nel mio ufficio e mi sollecitò di nuovo di prendermi a cuore la pratica del City Moda cercando una soluzione ai problemi ostativi al rilascio dell'autorizzazione Asl (...). Cercai nei termini di legge di ridistribuire gli spazi sull'elaborato progettuale del primo piano del centro. Poi non ho più ricevuto richieste di incontro da Fiore e Lerri. La cosa che mi ha sorpreso è stata la facilità con cui Fiore ha aderito alle nostre soluzioni molto più onerose».

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