IL DRAMMA DELL'IMMIGRAZIONE

Montesilvano, la storia Rachid: il tunisino che si è dato fuoco a Stella Maris

Da anni non viveva più con la sua famiglia. A Villa Verrocchio lo ricordano come un brav’uomo che sbarcava il lunario con attività di pesca e giardinaggio

MONTESILVANO. Un brav'uomo ma dalla vita difficile che era riuscito a guadagnarsi la simpatia e il rispetto di tutto il quartiere di Villa Verrocchio. È il ritratto di Rachid Romdhane, 54 anni di origini tunisine, residente da oltre trent’anni a Montesilvano, che mercoledì mattina si è tolto la vita cospargendosi il corpo di benzina e dandosi fuoco nel cortile della Stella Maris. Inutili i soccorsi di alcuni passanti che hanno provato a sedare le fiamme con un piccolo estintore, l’uomo è morto pochi secondi dopo il tragico gesto.

La notizia della morte di Rachid è stata accolta con tristezza nel quartiere dove il tunisino ha sempre abitato, prima con la moglie e i due figli e poi da solo, dopo che il matrimonio era naufragato. Ed è forse questa la ragione che ha accresciuto negli ultimi anni il profondo disagio di Rachid, reso ancora più evidente da qualche vizio, come quello dell’alcool e delle slot machines, che lo hanno allontanato sempre più dalla famiglia.

[[(Video) Montesilvano, si uccide dandosi fuoco davanti a Stella Maris]]

Dopo aver lavorato come pescatore per anni, prima a Giulianova e poi a Pescara, il 54enne da tempo non aveva più un lavoro fisso. Eppure al tunisino non mancava mai un pasto caldo e qualche soldo in tasca, grazie alla generosità dei residenti del quartiere che spesso gli affidavano qualche lavoretto da giardiniere, muratore o elettricista.

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A ricordare con affetto il tunisino, tra gli altri, è Nicolino Sciolè, della squadra mobile di Pescara, accorso immediatamente sul posto appena appresa la notizia. «Conoscevo Rachid da tanti anni, eravamo vicini di casa quando lui viveva con la famiglia in via Milano e i nostri figli andavano a scuola insieme», racconta Sciolè. «Era un brav’uomo con l’unico difetto di spendere troppi soldi al bar con gli amici e di pensare poco alle esigenze della moglie e dei figli che ormai sono a tutti gli effetti cittadini italiani. È per questo che da anni il matrimonio era finito e lui si arrangiava a dormire dove capitava, molto spesso a casa di una donna di Villa Verrocchio che lo ospitava su un terrazzino nel periodo invernale».

A causa della mancanza di lavoro, negli anni scorsi, Rachid aveva avuto anche problemi con il permesso di soggiorno e aveva ricevuto un decreto di espulsione. «Ma aveva sempre fatto ricorso» spiega Sciolè. Non era la prima volta, inoltre, che Rachid tentava un gesto simile. Nel 2005, il tunisino si era gettato nel mare in burrasca proprio all’altezza della Stella Maris ed era stato salvato da un bagnino. «In quel caso però si era trattato di un atto dimostrativo», sottolinea Sciolè, «visto che aveva lasciato il suo telefono nello stabilimento dicendo di chiamare me perché si stava suicidando. Spero che non abbia avuto la stessa intenzione anche questa volta, sottovalutando l’infiammabilità della benzina. In ogni caso, la sua decisione ci ha addolorato e tutto il quartiere gli augura che possa finalmente riposare in pace».

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