Morte di Morosini, 6 mesi di sospensione al maggiore dei vigili

L’ufficiale paga "per il danno di immagine derivato dalla sua condotta"


PESCARA. Sospeso per sei mesi da lavoro e stipendio (ridotto al 50 per cento del minimo tabellare), il massimo previsto dal regolamento di disciplina del personale. È un conto salatissimo quello presentato al maggiore della polizia municipale Giorgio Mancinelli dall'Ufficio procedimenti disciplinari del Comune per l'auto di servizio con cui il 14 aprile scorso l'ufficiale intralciò il passaggio dell'ambulanza che doveva soccorrere Piermario Morosini, il calciatore del Livorno che stava morendo sul campo dell'Adriatico.

La decisione della commissione disciplinare, presieduta dal direttore generale del Comune Stefano Ilari e composta dalla dirigente del Personale Gabriella Pollio e dal comandante della polizia municipale Carlo Maggitti è stata lunga e sofferta, votata a maggioranza da due su tre. Una decisione arrivata ieri, alla vigilia della partita di recupero all'Adriatico del Pescara-Livorno sospeso quel 14 aprile per il malore che portò alla morte repentina (su cui c'è un'inchiesta della Procura per omicidio colposo a carico di ignoti) del calciatore bergamasco. Atteso sabato scorso, il responso era slittato di due giorni per la mole di documentazione presentata dalla difesa dell'ufficiale che, peraltro, si è vista respingere la perizia tecnica che dimostrava come l'ambulanza destinata a soccorrere Morosini non era bloccata dall'auto del vigile. Una perizia esclusa perchè, aveva spiegato Ilari, «la commissione deve valutare se l'auto del vigile urbano potesse o meno essere parcheggiata dove poi è stata trovata».

E ieri, dopo una riunione lunga e combattuta, è arrivato il responso: sei mesi di sospensione dal lavoro con effetto immediato per l'ufficiale che con questo, come si legge nelle motivazioni, paga di fatto non per la morte del calciatore, stroncato come è emerso dai primi risultati dell'autopsia, da una miocardite da cui forse poteva essere salvato con l'uso del defibrillatore in campo, ma per il danno di immagine arrecato in quei giorni di esposizione mediatica al Comune e alla polizia municipale di Pescara.

Si legge infatti nel provvedimento: «Dalla condotta oggetto di contestazione è derivato all'ente un notevole pregiudizio reputazionale, stante la diffusione su base nazionale ed internazionale di immagini tali da ingenerare sfiducia nella capacità dell'ente e in particolare del corpo di polizia municipale di operare con efficienza nel rispetto delle regole e delle necessità delle collettività».

Quanto alla tesi della difesa, secondo cui «l'ufficiale ha agito senza mai venir meno agli ordini ricevuti», la commissione disciplinare replica: «Le polizie municipali non fanno parte delle forze dell'ordine nè delle forze di polizia, ragion per cui l'ordine di servizio a cui fa riferimento il dipendente non è di per sè sufficiente a giustificare la presenza dell'autovettura di servizio condotta dallo stesso ufficiale sul piazzale dell'ingresso Maratona all'ora dei fatti contestati (15,30) in posizione tale da ritardare l'ingresso sul terreno di gioco dell'ambulanza di servizio».

«Un provvedimento esemplare», commenta il sindaco Luigi Albore Mascia, «di fronte a un comportamento ingiustificabile che però nulla ha a che fare con la morte di Morosini».
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