PESCARA

Omicidio in Via Gran Sasso: il coltello del delitto lavato e poi nascosto su un mobile

Gli esami dei carabinieri incastrano il marocchino fermato per l'uccisione del bengalese di 44 anni

PESCARA. È un coltello da cucina appuntito e lungo quasi 15 centimetri l’arma del delitto di via Gran Sasso 17. I carabinieri l’hanno trovato nella casa del marocchino di 63 anni fermato con l’accusa di omicidio: il coltello era stato nascosto su un mobile, ancora bagnato. Con quella lama, Brahim Dahbi avrebbe colpito due o tre volte il bengalese Afsal Hossain Khokan, 44 anni, padre di 5 figli e dipendente di una paninoteca nel centro della città.

La coltellata letale ha trafitto il cuore di Afsal senza lasciargli scampo. A questo punto, per evitare di finire in trappola, il marocchino avrebbe lavato il coltello nel lavandino della sua cucina e l’avrebbe riposto in cima al mobile. È quanto emerge dai primi rilievi dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal tenente Giuseppe Sicuro: tracce di sangue sono comparse sul coltello e nel lavandino con l’esame del luminol.

Domani sarà il giorno dell’interrogatorio per il marocchino che, dalla serata di giovedì scorso, è rinchiuso nel carcere di San Donato: davanti si troverà il gip Francesco Marino. L’esame medico legale dovrebbe essere eseguito tra domani e martedì.

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