Pescara, alghe e melma: torna la macchia nera in porto

Il mare torna a fare paura: un gruppo di bagnanti chiama l’Arta per emissioni di gas in acqua ma per gli esperti è tutto in regola. Spiagge libere, bagni e chioschi bar abbandonati tra i rifiuti

PESCARA. È da cartolina la riviera di Pescara. Ma il lungomare custodisce anche i suoi sgorbi. I bagni e i chioschi da bar sulle spiagge libere sempre chiusi e diventati monumenti al degrado, gli stabilimenti ancora sbarrati dopo 5 anni. Ma a preoccupare non ci sono soltanto gli scheletri vista mare: è l’acqua che spaventa. Dal ponte del Mare, si rivede la macchia nera di melma tra i pescherecci: «In quella zona l’acqua è bassa e proliferano le alghe», spiega il comandante della Direzione marittima Luciano Pozzolano. Pulire la parte finale del fiume Pescara tocca al Provveditorato alle opere pubbliche ma, per ora, nessuno prevede la rimozione delle alghe. Soltanto Sant’Andrea, con la festa del patrono dei pescatori in programma tra il 26 e il 28 luglio prossimo, potrebbe fare la grazia. «Ma si tratta di un problema superficiale», dice Pozzolano, «niente di preoccupante». In base alle ultime analisi dell’Arta il mare di Pescara è balneabile anche se, nel tratto a 300 metri a nord della foce, il valore dei colibatteri fecali resta al di sopra del limite; quasi al limite, invece, nella zona davanti a via Balilla.

L’acqua sporca è la preoccupazione dei bagnanti: tra l’11 e il 12 giugno scorso, un gruppo di persone ha denunciato all’Arta la «fuoriuscita di gas dal fondale marino con odore di acido solfidrico». Le analisi successive hanno dimostrato «presenza di dimetilsolfuro e moderata acidificazione dell’acqua. L’area ove si è verificato il fenomeno è soggetta ad accumulo di alghe (la comune “lattuga di mare”) e alla ricopertura delle stesse con sabbia trasportata dalla corrente». Il verdetto è «biodegradazione spontanea naturale delle alghe accumulate».

Se l’acqua è la preoccupazione nella zona nord, da oggi fino al prossimo 20 luglio, a sud il problema sarà la spiaggia: ieri Pozzolano ha firmato l’ordinanza per avviare i lavori di ripascimento e, da oggi, sarà prelevata sabbia alla Madonnina e scaricata sulla spiaggia della zona sud. Camion e ruspe tra i bagnanti. «Ma se non si fa adesso», spiega Pozzolano, «il rischio è quello di perdere altre file di ombrelloni alla prima mareggiata».

La riviera da cartolina, appena completata tra la rotonda Paolucci e le Naiadi – manca solo la fontana a forma di ninfa –, però, conserva le sue brutture. Punti neri che i pescaresi si sono quasi abituati a vedere. I bagni e i chioschi da bar montati a ridosso del confine con Montesilvano e in centro, tra Jambo e Nettuno, sono sbarrati: finora, non c’è nessuno che gestisca i servizi per le spiagge libere. È così che le casette di legno sono diventate un rifugio di senzatetto e disperati tra i rifiuti che si ammassano. Lungo la riviera ci sono anche i locali chiusi: della pizzeria Fratelli la Bufala è rimasto solo un locale vuoto e, dal 2009, tra gli stabilimenti La Paranza e La Vongola c’è uno scheletro in legno che domina la spiaggia. Alla Madonnina, sotto il ponte del Mare, ci sono un pedalò e una moto d’acqua abbandonati accanto al bagno chimico. Di fronte un cumulo di cassette di legno per frutta e verdura: sono il benvenuto al museo del Mare. Il parcheggio è una distesa di terra bianca: se non ci fosse Cuccitella con i suoi «panini da Dio», sarebbe il deserto.

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