Pescara, Anconitano e altri dodici assolti per il crac della discoteca Cutty Sark
Si chiude il processo sulla bancarotta fraudolenta da 60 mila euro del locale di palazzo Quadrifoglio. Un solo condannato a 4 anni per la sottrazione dei documenti: si tratta dell’ex proprietario Borrelli
PESCARA. Assolto «perché il fatto non sussiste». Ieri pomeriggio, nell’aula 5 del tribunale, l’imprenditore della notte Alex Anconitano ha alzato le mani al cielo, un po’ come si fa nei locali della movida. Tredici assolti e un condannato per un capo di imputazione soltanto: è questa la decisione che ha sancito la fine del processo sul crac della discoteca Cutty Sark di palazzo Quadrifoglio. Un caso, quello del fallimento del locale con un passivo di 60 mila euro, rimasto aperto dal 2003 e che, passando attraverso le mani di tre pm – Aldo Aceto, Giampiero Di Florio e Mirvana Di Serio – è arrivato all’epilogo a distanza di 10 anni, con la lettura della sentenza da parte della presidente del collegio giudicante Antonella Di Carlo. In tribunale ad ascoltare la sentenza anche Anconitano, oggi alla guida del Buddha Blanco e che la settimana prossima sarà tre giorni in tour a Minsk, in Bielorussia, con un party chiamato Made in Italy. «Sono stato assolto con la formula più piena», ha detto Anconitano, assistito dall’avvocato Piero Bisceglie, «si chiude una brutta storia che mi ha causato danni. A causa di questa indagine, rimasta scolpita sui siti Internet, alcuni imprenditori mi hanno voltato le spalle ma ora è arrivata l’assoluzione che mi restituisce tutta la dignità. Se fino a oggi sono rimasto sulla cresta dell’onda, è stato solo per la mia caparbietà».
L’unico condannato, a 4 anni, è Salvatore Borrelli detto Salvio, ex amministratore della società Sabinvest nella cui orbita gravitava il Cutty Sark, uno dei locali che hanno fatto la storia della movida di Pescara, soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta, e che oggi è sotto un’altra gestione. Nell’inchiesta sono finiti presunti fatti di bancarotta fraudolenta attraverso cessioni e locazioni dell’azienda avvenute a cavallo tra 2001 e 2002 a una serie di società diverse, truffe e minacce come quella di un imprenditore che, stando alla ricostruzione della finanza, avrebbe tentato di investire con la macchina uno dei compratori del Cutty Sark dicendogli «infame, ti ammazzo». Ma, alla prova del dibattimento, ha resistito soltanto un’accusa: Borrelli è stato assolto dal reato di bancarotta fraudolenta e condannato perché, in qualità di amministratore unico della società fallita, avrebbe sottratto i libri e le altre scritture contabili del Cutty Sark per impedire la ricostruzione del patrimonio e degli affari.
Tra assoluzioni «perché il fatto non sussiste» o «perché non costituisce reato» e prescrizioni, gli assolti sono i costruttori Biagio e Raffaele Liguori, l’imprenditore Francesco Viola, Sergio Ciuffetelli difeso dall’avvocato Luca Sarodi, Antonio Del Vomano Muzio, Cesare e Gaetano Mazza, Antonino Rimi, Angela Cocca, Vito Saponaro e Napoleone Verdegiglio. Sergio D’Angelo, assistito dall’avvocato Cristiana Valentini, ha rinunciato alla prescrizione ed è stato assolto dal reato di violenza privata.
©RIPRODUZIONE RISERVATA