Il prefetto Francesco Provolo

Pescara, il prefetto lascia: nell'area di risulta evitata una Scampia

Provolo trasferito  a Roma: "La ferita di Rigopiano non si è chiusa, la tragedia  rimarrà nel mio cuore". La ricostruzione di quei giorni. Pronto un progetto di videosorvegliana tra quattro comuni

PESCARA. «La ferita non si è chiusa, nel modo più assoluto. La ferita della tragedia di Rigopiano rimarrà nel mio cuore». Il prefetto Francesco Provolo lascia Pescara. Al suo posto da lunedì ci sarà Gerardina Basilicata, attuale direttore centrale per gli Affari generali presso il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile. Ma prima di trasferirsi a Roma per ricoprire a sua volta l'incarico di direttore dell'Ufficio centrale ispettivo presso il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, Provolo vuole parlare. Vuole dire la sua su una vicenda, quella delle 29 vittime di Rigopiano e di tutte le polemiche che sono seguite, che lo ha segnato. Per sempre. «Non ci sono verità nascoste, bisogna soltanto tirarle fuori», afferma in un incontro-saluto con i giornalisti.

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E, in merito all' incontro di giovedì con il Comitato familiari vittime, precisa: «Ho detto che è normale che non capiscano che cosa sia successo, è normale che vogliono essere chiamati a capire veramente cosa sia successo a Ripogiano, è un loro diritto. Ho detto "non vi preoccupate della figura del prefetto. Se ritenete parlate di me in modo che ritenete più opportuno, non mi offendo". È importante che arrivino alla verità». «Le cose - tiene a sottolineare il prefetto di Pescara - sono state fatte alla luce del sole, ci sono carte che parlano, ci sono dichiarazioni, c'è un'attività in corso che è in mano alla magistratura. Non ci sono verità nascoste».

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Provolo non si sottrae alla domanda su presunti legami tra il suo trasferimento e Rigopiano: «Non so se sono stato trasferito per questo motivo. Non ho elementi ma non posso dire che chi la pensa così sia fuori dal seminato. Posso dire che il trasferimento non è avvenuto all'improvviso. Sono quasi due anni che sono a Pescara. I fatti sono avvenuti dieci mesi fa. Il trasferimento sarebbe avvenuto già prima». «Ora - auspica il prefetto - a Pescara c'è bisogno di ordinarietà. La tragedia di Rigopiano è frutto di una tempesta perfetta e di coincidenze che un regista con tutti quegli elementi non sarebbe stato così bravo da riuscire a realizzare tanto». Il prefetto ha ripercorso i momenti salienti di quel 18 gennaio: la riunione la mattina, le tre scosse («ho avuto la forza di rimanere freddo e seduto»), l'istituzione di una zona avanzata a Penne, le richieste di aiuto che arrivavano di tutti i tipi, la riunione dalle 15 alle 18 su tutto il fronte del blackout. Poi «ha deciso la tempesta perfetta». «Forse - conclude Provolo ribadendo quanto già detto in altre occasioni - in tutti gli Enti, chi risponde al telefono deve avere una sua professionalità. Poi c'è il gruppo che deve accertare i fatti e valutare la tipologia delle richieste stabilendo la priorità».

Rigopiano è nel suo cuore. Ora lascia Pescara. «Quando sono arrivato c'erano diverse criticità. Abbiamo evitato che l'area di risulta si trasformasse in una piccola Scampia», rivela Provolo, tracciando il bilancio del suo operato, dal gennaio 2016 a oggi. Ho voluto incidere sulla strana situazione del mercatino etnico e a tutto ciò che girava intorno allo smercio di prodotti falsi attraverso non solo un'azione di polizia, ma anche di incontri con associazioni, con il Comune, che è stato sempre vicino al prefetto, gli stranieri, e anche la diplomazia straniera». Per quanto riguarda l'ambiente, «è un tema centrale per tutta la provincia e la Prefettura è vicina alla Regione», mentre sul fronte sicurezza «sta andando a buon fine - continua Provolo - l'idea, finanziata dalla Camera di commercio, per realizzare una catena di videosorveglianza intorno al perimetro tra i comuni di Pescara, Montesilvano, Città Sant'Angelo e Spoltore». In linea generale, «non ci sono segnali gravi anche perché - sottolinea il prefetto - il pescarese denuncia, non si fa passare la mosca sotto il naso. Nella mia carriera ho affrontato tanti problemi, ho svolto il mio lavoro in zone di camorra e di mafia. Sono stato commissario in tanti comuni sciolti o per mafia o per motivi politici. Mi sono sempre mosso nelle criticità. Purtroppo Rigopiano è indescrivibile».