Pineta, il governo fa dietrofront sulla legge

Dietrofront sulla Pineta dannunziana: dopo aver rigettato il ricorso dei costruttori, il governo ha deciso di impugnare davanti alla Consulta la legge regionale che amplia di 29 ettari la riserva naturale

PESCARA. Il governo ha fatto dietrofront sulla Pineta dannunziana. A poche ore di distanza, il Consiglio dei ministri ha ribaltato la decisione sul ricorso presentato dai costruttori, annunciando l’impugnazione della legge regionale che amplia la riserva naturale di 29 ettari.

La scelta del governo ha lasciato di stucco persino l’avvocato Marcello Russo, legale dei costruttori, che giovedì scorso aveva avuto notizia della bocciatura della richiesta di impugnazione del provvedimento. Cosa sia accaduto nessuno lo sa. Il consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, promotore della legge, ha immaginato addirittura un intervento esterno per indurre il Consiglio dei ministri a ripensarci.

«SI’ AI COSTRUTTORI»
Sta di fatto che, nel giro di 24 ore, i costruttori da perdenti sono diventati vincitori. Hanno vinto il primo round contro il provvedimento regionale che ha ampliato di 29 ettari la riserva naturale, bloccando ogni possibilità di cementificazione. Imprenditori importanti, come Deborah Caldora, Enio Chiavaroli e Aldo Primavera, si sono visti inserire le loro terre nella riserva e il vincolo di inedificabilità, già peraltro previsto nel prg, è stato blindato. Per questo i tre big del mattone hanno avviato le azioni legali per far annullare la legge, presentando istanza di impugnazione al ministero dei Rapporti con le Regioni.

STOP ALLA LEGGE
Il Consiglio dei ministri ha accolto la richiesta impugnando la legge regionale davanti alla Consulta, che avrà il compito di verificare la costituzionalità del provvedimento. Il governo lo ha ritenuto censurabile, in quanto la Regione non ha coinvolto nella decisione di ampliare la riserva il Comune di Pescara. E’ ciò che si deduce dalle motivazioni rese note ieri. «La legge regionale», si legge in sintesi, «è censurabile relativamente all’articolo uno, legge regionale del 18 maggio 2000, numero 96, che istituisce la riserva naturale». «L’articolo 22 della legge quadro concernente le norme per le aree naturali protette regionali», prosegue la nota di Palazzo Chigi, «stabilisce che costituiscono principi fondamentali per la disciplina delle aree naturali protette regionali, la partecipazione delle Province, delle Comunità montane e dei Comuni al procedimento di istituzione delle aree protette regionali». «Poiché», conclude la motivazione, «nell’istituzione della nuova area protetta regionale, oggetto della legge in esame, non risultano essere state osservate tali prescrizioni, la norma regionale determina la violazione di principi fondamentali in materia di valorizzazione dei beni ambientali, in contrasto con l’articolo 117, comma 3, della Costituzione».

DECISIONE RIBALTATA
Giovedì pomeriggio, il ministero dei Rapporti con le Regioni aveva pubblicato sul suo sito Internet tutte le leggi non impugnate dal Consiglio dei ministri. Tra queste c’era anche la numero 60, del 2010, che ha ampliato la riserva. Ieri mattina, il sito è improvvisamente cambiato e la legge regionale è finita nell’altro elenco, quello delle leggi impugnate.

REAZIONI Acerbo ha definito un giallo la vicenda. «E’ segno», ha detto, «che gli interessi che siamo andati a toccare, ampliando la riserva, sono molto potenti. Questo, però, non ci mette paura, perché ripresenteremo una nuova legge che sani eventuali vizi procedurali». Dello stesso avviso il consigliere del Pdl Lorenzo Sospiri, che ha votato a favore della legge. «Per adesso il provvedimento resta in vigore», ha affermato, «rifaremo la legge per salvare gli 85 ettari di pineta». Ha invece espresso soddisfazione l’assessore all’urbanistica Marcello Antonelli. L’avvocato Russo, infine, ha annunciato che i costruttori rafforzeranno la loro azione presentando anche dei ricorsi al Tar.

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