Rigopiano, tre nuovi indagati per falso 

Ex capo della mobile spinge i pm a riaprire il giallo della telefonata sparita. I carabinieri forestali si difendono e contrattaccano

PESCARA. Un pezzo dello Stato, la polizia, denuncia per falso un altro pezzo dello Stato, i carabinieri forestali, per un passaggio della complessa inchiesta sul caso Rigopiano.
Questo è lo scenario sul quale stanno lavorando il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini e il sostituto Salvatore Campochiaro che hanno inviato degli avvisi di garanzia al tenente colonnello Annamaria Angelozzi, al maresciallo Carmen Marinacci e al brigadiere Michele Brunozzi che ieri mattina (assistiti, la prima dall'avvocato Sabatino Ciprietti e gli altri due dall'avvocato Monica Passamonti) sono stati interrogati in procura dai due magistrati titolari dell'inchiesta.
L’OPERAZIONE VERITÀ. A far riaprire il fascicolo contro l'Angelozzi, sono state le dichiarazioni dell'ex capo della squadra mobile di Pescara, Piefrancesco Muriana, che all'epoca dei fatti legati al disastro di Rigopiano, dove il 18 gennaio 2017 persero la vita 29 persone sotto le macerie dell'hotel spazzato via da una valanga, aveva anche lui indagato e proprio in casa sua: sul versante della Prefettura. Ma per comprendere bene i termini della questione è necessario ricostruire il tutto: fare una sorta di operazione verità su questa intricata vicenda che vede esponenti dello Stato gli uni contro gli altri. Anche perché gli indagati fanno delle rivelazioni importanti, come ad esempio che al Coc di Penne, contrariamente a quanto detto a più voci sino ad oggi, non arrivò mai nessuna chiamata di aiuto di Gabriele D'Angelo. Ma andiamo con ordine.
IL PRIMO PASSO. I legali del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, uno dei personaggi più coinvolti nel procedimento sul disastro dell'hotel, nel maggio scorso avevano presentato in procura un esposto contro l'Angelozzi, colpevole, a loro dire, di aver occultato per mesi un documento importante come la chiamata di aiuto che il cameriere D'Angelo, una delle vittime di Rigopiano, fece la mattina del 18 gennaio 2017. La procura fece una serie di scrupolosi accertamenti vista anche la delicatezza del caso ed arrivò a chiedere l'archiviazione per l'ufficiale dei carabinieri forestali: richiesta accolta in pieno dal gip Antonella Di Carlo. Ma l'indagine viene riaperta in forza di un nuovo elemento che viene fornito proprio da Muriana, all'indomani della puntata della trasmissione Le Iene dove l'ex capo della mobile, fuori onda, parla di quel documento "nascosto" dai carabinieri.
L’ACCUSA. Qualche giorno dopo, il 21 novembre 2019, Muriana invia una relazione alla procura asserendo che i carabinieri forestali avrebbero falsificato l'annotazione dell'agente Clementino Crosta inoltrata nel novembre 2018 alla procura, cancellando la data e il protocollo presenti sul documento. E di questo ne danno atto i magistrati Mantini e Campochiaro, nel decreto di perquisizione e sequestro firmato contro i tre carabinieri. Muriana, in sostanza, invita la procura ad andare a cercare il documento originale negli uffici degli indagati e nei loro computer. Il capo d’imputazione, infatti, recita testualmente: «materialmente alteravano la copia dell'annotazione di pg a firma dell'agente di polizia Clementino Crosta in data 26 gennaio 2017 alla procura della Repubblica in allegato agli atti dell'informativa di pg del nucleo di polizia ambientale del 12 novembre 2018 priva del timbro elettronico pec della squadra mobile di Pescara che recava sull'originale dell'atto la data del 27 gennaio 2017». Ebbene a chiarire subito questo primo punto non è stato soltanto il sottufficiale Brunozzi, il primo ad essere interrogato ieri mattina, ma soprattutto la guardia di finanza. Le fiamme gialle hanno infatti rinvenuto nei computer degli indagati il documento originale che non presentava nessun protocollo. E questo è un altro piccolo giallo che qualcuno dovrà chiarire.
TROPPI MISTERI. Come mai la polizia ha un protocollo sulla lettera di trasmissione e uno sull'annotazione di Crosta che invece non è presente su quella trasmessa ai carabinieri? Ma Brunozzi afferma anche altro. Nello spiegare l'errore commesso nel trasmettere quella relazione del 2017 in procura un anno dopo, pensando che a suo tempo l'aveva già inviata lo stesso Muriana in quanto delegato alle indagini sulla Prefettura («l'Arma non svolge attività di segretariato per la polizia», avrebbe detto), fornisce una serie di fatti anche nuovi.
L’ALTRA VERITÀ. Il più clamoroso è che D'Angelo non fece mai nessuna telefonata al Coc di Penne la mattina del 18 gennaio 2017 prima della tragedia. Brunozzi lo scopre casualmente cercando nelle carte del Ris il rapporto di estrazione delle telefonate per soddisfare una richiesta del pm Papalia. «Con molto stupore - avrebbe detto ieri ai magistrati - mi accorgo che il rapporto non conteneva le chiamate in entrata e uscita su rete mobile del cellulare di D'Angelo, bensì solo chiamate e messaggi effettuate con applicativo whatsapp e comunque nessuna chiamata presso il numero di cellulare del Coc di Penne. Però, dall'analisi della messaggistica recuperata dai Ris ci siamo accorti (nessuno lo aveva fatto prima, ndc) di un messaggio ricevuto da D'Angelo da un'utenza della Croce Rossa (fatto da Valentini della Cri, ndc) che alle ore 11,31 del 18 gennaio 2017 gli inviava il numero della Prefettura».
Ed è da qui che nasce l'indagine sul depistaggio. Brunozzi e gli altri indagati avrebbero riferito che a quel punto chiesero un nuovo ordine di esibizione atti da eseguire presso la Prefettura «perché la mobile aveva omesso di acquisirli durante l'esecuzione della prima delega poiché mancavano agli atti d'indagine».
CONTROACCUSA. «Questa segnalazione fatta da Muriana», aggiunge Brunozzi ai pm, «a distanza di tre anni, priva di qualsiasi riscontro come accertato dalla finanza, è puramente strumentale». L'indagato avrebbe anche chiesto ai magistrati di accertare perché Muriana, durante le prime indagini, abbia omesso di acquisire il brogliaccio delle telefonate della Prefettura. Ormai è guerra aperta tra le forze di polizia sulla dolorosa vicenda di Rigopiano.
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