PESCARA

Sottrae mezzo milione a 3 anziani, avvocato sospeso e maxi sequestro

Il professionista era stato nominato dal Tribunale amministratore di sostegno dei pensionati. Dall’inchiesta è emerso che ha fatto prelievi, emesso assegni e smobilitato polizze in favore di se stesso

PESCARA. Era stato nominato dal Tribunale di Pescara amministratore di sostegno di tre anziani con problemi diversi, un compito delicato perché la vita quotidiana degli amministrati, e i loro beni, vengono messi nelle sue mani per essere gestiti, per sostituirsi a una famiglia che non c'è più per vari motivi. Ma nel giro di alcuni anni, un professionista di Pescara, L.D.F., avvocato, si sarebbe appropriato di ingenti somme pari a circa 445mila euro, che erano di proprietà di queste persone indifese e incapaci di provvedere a se stesse.
Adesso è intervenuta la procura di Pescara che, attraverso l’inchiesta del pm Salvatore Campochiaro ha chiesto e ottenuto dal gip l’emissione di una misura cautelare. L’avvocato, accusato di peculato, è stato sospeso per 9 mesi dalla professione «per aver operato prelievi di denaro contante, disposto bonifici ed emesso assegni bancari a favore di se stesso e di terzi, dai rapporti bancari intestati alle persone offese, privi di giustificazioni/autorizzazioni di sorta e senza destinare tali importi alle esigenze/necessità dei predetti». E la guardia di finanza (Nucleo di polizia economico finanziaria) gli ha sequestrato disponibilità finanziarie, immobili ed autovetture per un ammontare complessivo della stessa somma che si ritiene si sia appropriato.

Una misura che, secondo il giudice Elio Bongrazio, si è resa necessaria in quanto l’indagato «ha palesato una capacità delinquenziale non comune, per cui si ritiene che egli sia in grado di ripetere tali condotte delittuose nei confronti di altri soggetti che, anche in ragione dell’attività professionale che egli svolge, gli affideranno la cura dei propri interessi». E nonostante il pm avesse richiesto una misura più pesante, il gip ha applicato all’avvocato pescarese una sospensione di 9 mesi, ritenuta congrua «in considerazione della durata della condotta illecita e del rilevante importo delle somme di cui lo stesso si è appropriato».
Una brutta storia che viene fuori quando il Tribunale, evidentemente per ragioni legate a una gestione degli amministrati non proprio trasparente, revoca la nomina al legale e l’affida a nuovi professionisti. E sono proprio questi ultimi che subito si rendono conto della situazione patrimoniale delle parti offese e mettono le loro verifiche nero su bianco al giudice tutelare che li aveva nominati. L’inchiesta fa scattare gli accertamenti della guardia di finanza sui conti correnti delle parti offese, e vengono sentiti i nuovi professionisti nominati. Il ritornello è sempre lo stesso.
E cioè di aver richiesto, senza esito, al precedente amministratore, delucidazioni sulla situazione complessiva dell’amministrato e sulla sua gestione patrimoniale e di aver rilevato uscite ingiustificate dal conto. L’arco di tempo interessato da queste presunte condotte illecite va dal 2014 al 2018 e, per un caso, parte dal 2011. I nuovi avvocati nominati dal Tribunale fanno le loro verifiche e scoprono, ad esempio, che sul conto del proprio amministrato erano stati versati 103mila euro che, nel giro di cinque mesi, erano stati prelevati dall'indagato senza nessuna giustificazione, e naturalmente senza annotare nulla sui rendiconti. Non solo, ma erano stati effettuati prelevamenti senza causale per 145 mila euro, emissione di assegni per 74mila euro, e smobilizzate polizze vita e titoli per altri 70mila euro. E che, al momento, la parte offesa era solo in grado di pagare la retta alla casa di riposo, ma non anche gli arretrati di 11mila euro.
Un’altra vittima, invece, aveva un conto corrente bancario che venne prosciugato senza che quei soldi fossero mai transitati sul libretto postale della malcapitata, peraltro affetta da disturbi psichiatrici e per questo ricoverata in clinica, dove l'indagato non si vedeva quasi mai e raramente versava la pensione di 300 euro alla donna. Nell’ultimo caso, nel giro di tre anni, sul suo conto corrente sarebbero stati effettuati prelevamenti senza causale di contanti per 161mila euro; emissione di assegni per circa 10mila euro; bonifici per circa 3mila euro. E inoltre sarebbero state smobilizzate polizze vita, titoli e certificati di deposito per un importo totale di 151 mila euro.
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