Sparatoria in banca, bandito ucciso

di Laura Venuti
Francavilla, carabiniere colpisce il rapinatore armato di pistola e bombe carta
Francavilla, carabiniere colpisce il rapinatore armato di pistola e bombe carta
FRANCAVILLA. Lui ha sparato, loro hanno risposto. Questione di attimi e il rapinatore è finito a terra. Morto in quella banca che voleva svaligiare. A fregarlo è stato il telefono, quello a cui stava parlando una dipendente della filiale. Perché appena ha visto entrare quell'uomo con la pistola e il volto coperto lei ha capito tutto. E l'ha fatto capire anche a chi stava dall'altra parte del filo. Un paio di minuti, e nella filiale del Monte dei Paschi di Francavilla sono arrivati i carabinieri. Si sono sentiti i colpi. A terra è rimasto lui, Nino Mancinelli, 40 anni, vecchia conoscenza della criminalità pescarese, accusato di far parte della banda che per dieci anni ha messo a segno rapine e assalti ai portavalori.
L'INGRESSO Mancinelli è arrivato nella ex filiale della Banca Toscana di via Nazionale Adriatica poco prima delle 13. È passato dal bussolotto con addosso due bombe carta e una Glock 45, una pistola con cui i metal detector non vanno d'accordo. Infatti nessun allarme è suonato, addirittura forse era disattivato.
Quando chi era dentro si è accorto di lui il rapinatore aveva già il volto coperto. In quel momento dentro la banca c'era all'incirca una decina di persone, tre delle quali erano clienti. Mancinelli ha disarmato la guardia giurata della società di vigilanza Coopservice, Michela Ciofani. E dopo aver preso anche la pistola della ragazza, una Beretta, sfilandole la cintura, si è messo all'opera.
LEGATI IN UNA STANZA Racconta chi era dentro la banca che Mancinelli ha portato tutti i dipendenti dentro l'ultima stanza in fondo e li ha fatti legare con le fascette ai polsi. Per l'operazione probabilmente ha usato uno dei clienti tenuto sotto minaccia. Durante la rapina, poi, Mancinelli ha chiesto ai dipendenti le chiavi di una delle loro auto.
ENTRA UNA CLIENTE Dopo qualche minuto il primo imprevisto. Una cliente, una ragazza, è entrata dal bussolotto. «Hai portato i soldini?», le ha chiesto lui. Poi l'ha bloccata ed è andato dietro i banconi, in fondo alla filiale, dove ci sono le casse.
L'ARRIVO DEI MILITARI Nella traversa della Nazionale in cui ha sede la banca a quel punto sono arrivati i carabinieri di Francavilla. Sulla macchina erano in quattro, tra cui il comandante della stazione Antonio Solimini. Secondo alcune testimonianze, i militari sarebbero arrivati a sirene spente e non dalla via più breve, ma facendo il giro del palazzo e arrivando da una traversina che sbuca proprio di fronte alla filiale. Uno dei quattro militari, dicono i testimoni, è andato sul retro con la mitraglietta in pugno, un altro è rimasto in auto. Sono entrati in due.
GLI SPARI «Lascia perdere», hanno provato a dirgli. Lui gli ha sparato addosso. Loro hanno risposto. Si sono sentiti una decina di colpi. Poco dopo un testimone ha visto uscire i carabinieri dalla filiale con le pistole ancora in pugno. Nino Mancinelli invece è rimasto dentro. Riverso su un fianco, colpito a morte.
La ferita che lo ha ucciso, dice chi ha visto il cadavere, è evidente. Ma il volto del rapinatore, che addosso non aveva documenti, è rimasto riconoscibile.
IPOTESI SUICIDIO Nel giro di qualche minuto davanti alla filiale è arrivata l'ambulanza del 118. È andata via vuota com'era venuta. E la zona si è riempita di pattuglie dei carabinieri e macchine della polizia. In banca è arrivato il comandante della compagnia di Chieti, Livio Lupieri. In cielo si è alzato l'elicottero del reparto volo. Qualche ora dopo è arrivata anche la psicologa dell'Arma, per dare sostegno ai militari che hanno partecipato alla sparatoria, tutti molto scossi. Dipendenti e clienti sono rimasti asserragliati nella filiale finchè i carabinieri non li hanno portati in caserma per raccogliere le loro testimonianze.
«Il rapinatore ha sparato, i carabinieri hanno risposto. Non si sa se si è suicidato. Aspettiamo il medico legale che volti il cadavere», ha detto il generale Luigi Longobardi, comandante della legione Abruzzo, quando nel primo pomeriggio è uscito dalla filiale. Quante siano le ferite sul corpo di Nino Mancinelli lo stabilirà oggi l'autopsia del medico legale Cristian D'Ovidio.
CACCIA ALLA FIAT BRAVO Che Mancinelli fosse solo dentro la banca è ipotesi più che probabile. Il dubbio vero è se non avesse un complice fuori ad aspettarlo. Nessuno sembra averlo visto, ma non è escluso che potesse essere in una delle viuzze davanti alla filiale. Di sicuro c'è che un poliziotto fuori servizio poco dopo ha visto in zona una macchina sfrecciare verso sud. E che quella macchina, a bordo della quale potrebbe esserci stato il complice, è una Bravo rossa che le forze dell'ordine hanno cercato per tutta la giornata per aria e per terra.
L'INGRESSO Mancinelli è arrivato nella ex filiale della Banca Toscana di via Nazionale Adriatica poco prima delle 13. È passato dal bussolotto con addosso due bombe carta e una Glock 45, una pistola con cui i metal detector non vanno d'accordo. Infatti nessun allarme è suonato, addirittura forse era disattivato.
Quando chi era dentro si è accorto di lui il rapinatore aveva già il volto coperto. In quel momento dentro la banca c'era all'incirca una decina di persone, tre delle quali erano clienti. Mancinelli ha disarmato la guardia giurata della società di vigilanza Coopservice, Michela Ciofani. E dopo aver preso anche la pistola della ragazza, una Beretta, sfilandole la cintura, si è messo all'opera.
LEGATI IN UNA STANZA Racconta chi era dentro la banca che Mancinelli ha portato tutti i dipendenti dentro l'ultima stanza in fondo e li ha fatti legare con le fascette ai polsi. Per l'operazione probabilmente ha usato uno dei clienti tenuto sotto minaccia. Durante la rapina, poi, Mancinelli ha chiesto ai dipendenti le chiavi di una delle loro auto.
ENTRA UNA CLIENTE Dopo qualche minuto il primo imprevisto. Una cliente, una ragazza, è entrata dal bussolotto. «Hai portato i soldini?», le ha chiesto lui. Poi l'ha bloccata ed è andato dietro i banconi, in fondo alla filiale, dove ci sono le casse.
L'ARRIVO DEI MILITARI Nella traversa della Nazionale in cui ha sede la banca a quel punto sono arrivati i carabinieri di Francavilla. Sulla macchina erano in quattro, tra cui il comandante della stazione Antonio Solimini. Secondo alcune testimonianze, i militari sarebbero arrivati a sirene spente e non dalla via più breve, ma facendo il giro del palazzo e arrivando da una traversina che sbuca proprio di fronte alla filiale. Uno dei quattro militari, dicono i testimoni, è andato sul retro con la mitraglietta in pugno, un altro è rimasto in auto. Sono entrati in due.
GLI SPARI «Lascia perdere», hanno provato a dirgli. Lui gli ha sparato addosso. Loro hanno risposto. Si sono sentiti una decina di colpi. Poco dopo un testimone ha visto uscire i carabinieri dalla filiale con le pistole ancora in pugno. Nino Mancinelli invece è rimasto dentro. Riverso su un fianco, colpito a morte.
La ferita che lo ha ucciso, dice chi ha visto il cadavere, è evidente. Ma il volto del rapinatore, che addosso non aveva documenti, è rimasto riconoscibile.
IPOTESI SUICIDIO Nel giro di qualche minuto davanti alla filiale è arrivata l'ambulanza del 118. È andata via vuota com'era venuta. E la zona si è riempita di pattuglie dei carabinieri e macchine della polizia. In banca è arrivato il comandante della compagnia di Chieti, Livio Lupieri. In cielo si è alzato l'elicottero del reparto volo. Qualche ora dopo è arrivata anche la psicologa dell'Arma, per dare sostegno ai militari che hanno partecipato alla sparatoria, tutti molto scossi. Dipendenti e clienti sono rimasti asserragliati nella filiale finchè i carabinieri non li hanno portati in caserma per raccogliere le loro testimonianze.
«Il rapinatore ha sparato, i carabinieri hanno risposto. Non si sa se si è suicidato. Aspettiamo il medico legale che volti il cadavere», ha detto il generale Luigi Longobardi, comandante della legione Abruzzo, quando nel primo pomeriggio è uscito dalla filiale. Quante siano le ferite sul corpo di Nino Mancinelli lo stabilirà oggi l'autopsia del medico legale Cristian D'Ovidio.
CACCIA ALLA FIAT BRAVO Che Mancinelli fosse solo dentro la banca è ipotesi più che probabile. Il dubbio vero è se non avesse un complice fuori ad aspettarlo. Nessuno sembra averlo visto, ma non è escluso che potesse essere in una delle viuzze davanti alla filiale. Di sicuro c'è che un poliziotto fuori servizio poco dopo ha visto in zona una macchina sfrecciare verso sud. E che quella macchina, a bordo della quale potrebbe esserci stato il complice, è una Bravo rossa che le forze dell'ordine hanno cercato per tutta la giornata per aria e per terra.
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