Sparatoria in banca, il colpo mortale non è stato filmato

Le immagini a circuito chiuso non sarebbero utili a chiarire definitivamente cosa sia successo a causa del punto in cui si trovava Mancinelli, il bandito morto durante la sparatoria
FRANCAVILLA. Non saranno le immagini riprese dalle telecamere della filiale a chiarire la dinamica della sparatoria con i carabinieri in cui è rimasto ucciso il bandito che venerdì ha tentato di svaligiare l'ex Banca Toscana. Intanto ieri l'istituto è rimasto chiuso.
Lo scontro a fuoco tra Nino Mancinelli e i militari della stazione di Francavilla è avvenuto poco dopo le 13 quando i carabinieri, allertati da una telefonata, sono entrati nella banca in cui c'era il rapinatore, detto Caffettino, ex membro della banda degli assalti ai portavalori che terrorizzò l'area metropolitanta negli anni tra il 2000 e il 2006.
Quando nella filiale sono entrati i due militari il rapinatore aveva già disarmato la guardia giurata, immobilizzato clienti e dipendenti e stava per svuotare le casse in fondo alla filiale. E proprio a causa del punto in cui si trovava Mancinelli durante la sparatoria le immagini a circuito chiuso non sarebbero utili a chiarire definitivamente cosa sia successo.
Quello dietro le casse, spiegano gli investigatori, è infatti un punto cieco e non ripreso, essendo proprio sotto le telecamere. Nelle immagini quindi non si vedrebbe il momento in cui Mancinelli si sarebbe ucciso, come ipotizzano gli investigatori suffragati dai risultati dell'autopsia che parlano di un colpo ravvicinato sparato alla tempia, con la Glock 45 con cui era entrato in banca.
Gli investigatori intanto hanno perquisito la casa di Caffettino e stanno cercando di ricostruire il traffico telefonico dell'uomo negli ultimi giorni soprattutto per cercare di capire se l'uomo abbia davvero tentato il colpo da solo, un'ipotesi suffragata dal fatto che durante la rapina Caffettino ha chiesto ai dipendenti della filiale le chiavi di una delle loro macchine. Le segnalazioni di un complice che viaggiava su una Bravo o su una Bmw 320 sono state scartate dagli uomini della compagnia di Chieti guidati dal capitano Livio Lupieri. Gli inquirenti stanno anche controllando le auto parcheggiate intorno alla banca per vedere se ce ne sia qualcuna, magari rubata, che possa essere stata usata da Mancinelli. La banca teatro della sparatoria intanto ieri è rimasta chiusa, con grande disappunto dei clienti che avevano bisogno di fare operazioni e che all'idea di entrare in un posto dove qualche giorno prima è morto un uomo non sembravano scomporsi più di tanto. «Oddio non funziona», dice una signora appena vede il cartello Chiuso all'ingresso. «E perchè è chiusa? Lo so che hanno fatto la rapina venerdì, ma ora che stanno a fa?». Dentro la filiale ci sono il direttore, un impiegato e una guardia giurata. Intorno alle 15 il direttore esce e sostituisce il cartello Chiuso con un altro in cui si spiega che la filiale riaprirà il 12 luglio, cioè oggi, e ci si scusa con i clienti.
Lo scontro a fuoco tra Nino Mancinelli e i militari della stazione di Francavilla è avvenuto poco dopo le 13 quando i carabinieri, allertati da una telefonata, sono entrati nella banca in cui c'era il rapinatore, detto Caffettino, ex membro della banda degli assalti ai portavalori che terrorizzò l'area metropolitanta negli anni tra il 2000 e il 2006.
Quando nella filiale sono entrati i due militari il rapinatore aveva già disarmato la guardia giurata, immobilizzato clienti e dipendenti e stava per svuotare le casse in fondo alla filiale. E proprio a causa del punto in cui si trovava Mancinelli durante la sparatoria le immagini a circuito chiuso non sarebbero utili a chiarire definitivamente cosa sia successo.
Quello dietro le casse, spiegano gli investigatori, è infatti un punto cieco e non ripreso, essendo proprio sotto le telecamere. Nelle immagini quindi non si vedrebbe il momento in cui Mancinelli si sarebbe ucciso, come ipotizzano gli investigatori suffragati dai risultati dell'autopsia che parlano di un colpo ravvicinato sparato alla tempia, con la Glock 45 con cui era entrato in banca.
Gli investigatori intanto hanno perquisito la casa di Caffettino e stanno cercando di ricostruire il traffico telefonico dell'uomo negli ultimi giorni soprattutto per cercare di capire se l'uomo abbia davvero tentato il colpo da solo, un'ipotesi suffragata dal fatto che durante la rapina Caffettino ha chiesto ai dipendenti della filiale le chiavi di una delle loro macchine. Le segnalazioni di un complice che viaggiava su una Bravo o su una Bmw 320 sono state scartate dagli uomini della compagnia di Chieti guidati dal capitano Livio Lupieri. Gli inquirenti stanno anche controllando le auto parcheggiate intorno alla banca per vedere se ce ne sia qualcuna, magari rubata, che possa essere stata usata da Mancinelli. La banca teatro della sparatoria intanto ieri è rimasta chiusa, con grande disappunto dei clienti che avevano bisogno di fare operazioni e che all'idea di entrare in un posto dove qualche giorno prima è morto un uomo non sembravano scomporsi più di tanto. «Oddio non funziona», dice una signora appena vede il cartello Chiuso all'ingresso. «E perchè è chiusa? Lo so che hanno fatto la rapina venerdì, ma ora che stanno a fa?». Dentro la filiale ci sono il direttore, un impiegato e una guardia giurata. Intorno alle 15 il direttore esce e sostituisce il cartello Chiuso con un altro in cui si spiega che la filiale riaprirà il 12 luglio, cioè oggi, e ci si scusa con i clienti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA