il fatto

Stadio di Pescara, doppio ricorso e nuovo progetto

Società Delfino e Comune insieme per superare il vincolo della Soprintendenza: il sindaco Alessandrini annuncia il ricorso al Tar, il presidente Sebastiani disposto a riformulare il progetto

PESCARA. «Una partita troppo importante per la città» che «risponde a un evidente criterio di interesse pubblico» e quindi non può essere bloccata dall’ennesimo no imposto da una Soprintendenza «che risponde soltanto a logiche di conservazione senza tener conto del nostro interesse legittimo alla crescita».

Con queste motivazioni il sindaco Marco Alessandrini e la maggioranza di centrosinistra rimarcano la necessità di procedere a testa alta sul maxi progetto di riqualificazione dello stadio Adriatico-Cornacchia da 40 milioni di euro e rivelano la volontà di mettere in piedi un nuovo progetto, meno invasivo rispetto a quello che ha ottenuto il vincolo totale della responsabile della struttura del ministero dei Beni architettonici, con sede all’Aquila, Maria Giulia Picchione. Il ricorso formale contro la decisione della Soprintendenza sarà depositato nei prossimi giorni. L’alternativa che in questi giorni rimbalza sui tavoli dell’ufficio legale di Palazzo di città è tra la presentazione di un fascicolo alla segreteria del Tribunale amministrativo regionale (ricorso giurisdizionale al Tar) e il tentativo di far valere la tutela in via amministrativa appellandosi alla Direzione ministeriale competente (ricorso gerarchico).

Per la prima ipotesi il tempo a disposizione è di 60 giorni a partire dal 27 novembre, data di apposizione del vincolo, mentre nel secondo caso l’arco temporale si accorcia a 30 giorni e quindi la pratica andrebbe chiusa entro il 27 dicembre. Per questa delicata operazione l’amministrazione di centrosinistra ha incassato l’appoggio della Pescara calcio, rappresentata dal presidente Daniele Sebastiani, che al termine della riunione di ieri mattina in municipio, a cui hanno partecipato anche gli assessori allo Sport, Giuliano Diodati, ai Lavori Pubblici, Enzo Del Vecchio, e i rappresentanti della Lega di B, si è detto disposto a riformulare un nuovo progetto.

L’ipotesi è salvaguardare la soluzione ad archi per il sostegno delle tribune che fu adottata nel 1955 dall’architetto e urbanista romano Luigi Piccinato, tentando di riaprire il dialogo con la Soprintendenza e andare incontro alle richieste dell’Ente, ma al tempo stesso guardare alla sostenibilità economica e finanziaria di un’opera che costerà 40 milioni di euro. In tempi di crisi e di investimenti pubblici ridotti all’osso, il progetto di riqualificazione dello stadio Adriatico-Cornacchia rappresenta una partita troppo ghiotta per tutte le parti in causa. La Pescara Calcio, in cambio dei fondi privati necessari alla trasformazione della struttura sportiva cittadina in un polo avveniristico, sul modello dello Juventus stadium di Torino o dello stadio dell’Udinese, riceverebbe la gestione dell’Adriatico almeno per 30 anni. Il Comune, da parte sua, avrebbe come contropartita circa mille posti auto a disposizione della comunità nella zona a ridosso del terreno di gioco e dei negozi che sorgeranno all’interno del polo sportivo. L’indotto, secondo quanto quantificato da amministratori e imprenditori, ammonta a 200 posti di lavoro di base che arriveranno a circa 350 nei giorni delle partite, oltre allo sgravio di 1 milione di euro all’anno di spese di gestione dello stadio. «Con questa operazione», sottolinea l’assessore Diodati, «avremo una struttura ad hoc per l’atletica, altra disciplina storica della città, che sarà costruita prima del nuovo stadio e quindi i sacrifici saranno fatti solo dalla Pescara calcio. L’Adriatico resta di proprietà comunale, ma sarà dato in gestione al privato che si aggiudicherà il bando, immaginiamo per 30 anni, per recuperare l’investimento».

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