Tenta di evadere e picchia due agenti

Detenuto si scaglia contro i poliziotti penitenziari: pugni in faccia, costola e polso rotti. I sindacati: manca il personale
PESCARA . Finisce con un pugno in faccia, una costola rotta e la frattura di un polso l’ennesima aggressione nel carcere di San Donato. Un detenuto in escandescenza ha tentato di fuggire dalla struttura colpendo due agenti della polizia penitenziaria, ricoverati all’ospedale Santo Spirito di Pescara per i traumi. Un episodio che torna a riaccendere l’emergenza nelle strutture di detenzione: «Sono allo sbando totale», scrivono in una nota i sindacati che chiedono l’intervento della politica, «le carceri sono sovraffollate e c’è carenza di posti letto».
L’AGGRESSIONE Venerdì mattina un detenuto di origine magrebina ha provato a scappare dal carcere, tentando di superare il primo cancello all’ingresso. L’uomo si è scagliato contro alcuni agenti della polizia penitenziaria. Il detenuto ha prima strattonato con violenza un agente, poi ha sferrato due pugni in pieno volto sull’altro collega. Subito, gli altri poliziotti sono intervenuti e hanno bloccato l’uomo, poi riportato in cella. Per i due agenti aggrediti sono state necessarie le cure mediche in ospedale: uno ha riportato una contusione e tre giorni di prognosi; più gravi le condizioni del collega, ricoverato per la rottura di una costola e del polso sinistro, con venti giorni di prognosi.
L’EMERGENZA L’episodio riaccende i riflettori sul sovraffollamento della struttura. «L’istituto di Pescara è allo sbando totale», sottolinea Giovanni Scarciolla, segretario provinciale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), «a causa del sovraffollamento della popolazione detenuta oltre la capienza effettiva e la carenza di posti letto presenti nelle celle che, in molti casi, viene imbastita adattando uffici destinati ai colloqui di vario tipo del personale operante presso l’istituto penitenziario a vere e proprie camere di pernottamento e stanze di detenzione prive di servizi igienici». A Pescara, ricorda il vice segretario generale del Spp (Sindacato di polizia penitenziaria) Mauro Nardella, «ci sono 442 detenuti su una capienza regolamentare di 276 e con ben 142 detenuti di origine straniera. Se a questo aggiungiamo un personale troppo scarno in numeri capiamo bene in che condizione hanno portato un carcere. Il governatore Marsilio aveva preso impegni precisi riguardo alla riproposizione dell’amministrazione penitenziaria Regionale, lo invitiamo a riprendere in mano il progetto e praticarlo».
L’APPELLO ALLA POLITICA «La tensione nelle carceri è palpabile ogni istante ed è grave che a pagare lo scotto siano i servitori dello Stato», denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe, «è un’offesa alla nazione, un gesto vile e da censurare in quanto commesso in stato di detenzione all'interno di un carcere mentre si è soggetto ad un’opera di risocializzazione». Il segretario generale Capece lancia un appello «forte e chiaro alle istituzioni chiedendo l'immediato intervento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) e del ministero della Giustizia». All’interno delle carceri «c’è un agente per 80, 100 detenuti», spiega il segretario regionale Sappe Giuseppe Ninu, «eventi di questo genere sono sempre più frequenti e difficili da controllare per la forte carenza di personale». Sull’aggressione interviene anche Giuseppe Di Domizio, segretario provinciale Sinappe Pescara: «Si fanno solo passerelle per apparire sui giornali, ma le soluzioni dove sono? Lo sfollamento quando avverrà? I diritti dei poliziotti dove sono finiti?». (e.g.)