Lalli a 34 anni dà l’addio al calcio: «Ora voglio fare l’allenatore»

FRANCAVILLA. Trentaquattro anni. Né pochi né troppi, ma sufficienti a Fabio Lalli per dare l’addio al calcio giocato dopo essere stato per anni il re dei bomber dei dilettanti in Abruzzo....

FRANCAVILLA. Trentaquattro anni. Né pochi né troppi, ma sufficienti a Fabio Lalli per dare l’addio al calcio giocato dopo essere stato per anni il re dei bomber dei dilettanti in Abruzzo. Duecentosettanta gol in carriera, dalla scuola calcio Pretaro al settore giovanile del Pescara, passando per Francavilla, Ripa Teatina, Sulmona, Spal Lanciano, Angolana, Chieti, Sambuceto e, infine, Torrese, società dalla quale si è appena svincolato. Ora la decisione di appendere le scarpe al chiodo, una sorpresa per molti, ma non per chi conosce i valori dell’attaccante di Francavilla che ha sempre messo davanti altre priorità rispetto al calcio. «Sono consapevole che potrei fare altri 3-4 anni a un discreto livello in Eccellenza», spiega Lalli, «ma sento che le motivazioni non sono più quelle di prima. E se non sei motivato al 100%, non vale la pena giocare. Per evitare di rovinare i rapporti con le società in cui andrò a giocare, rinuncio a qualche altra soddisfazione da giocatore. In estate ho accettato la Torrese perché volevo tornare in una squadra ben organizzata, poi con il Covid e lo stop al campionato ho accelerato nel prendere una decisione che in testa avevo già da tempo». Il Covid ha influito, ma non è stato un fattore determinante. Sulla scelta pesano anche i motivi lavorativi di Lalli, che gestisce una pizzeria a Francavilla, e la voglia di iniziare una nuova avventura. «Vorrei allenare», ammette l’ex bomber, «preferisco essere un allenatore giovane e non un giocatore vecchio. Spero di iniziare presto il corso Uefa B».
Un nuovo inizio in panchina, dopo una carriera piena di soddisfazioni in campo. «Al di là delle vittorie e degli obiettivi raggiunti, mi porterò dentro sicuramente le persone speciali conosciute in questi anni. Ci sono state stagioni in cui non ho vinto, ma ho conosciuto persone con le quali mi sento ancora oggi a distanza di parecchio tempo. Questa per me è le vittoria più importante. Il risultato sportivo nei dilettanti non dovrebbe essere la priorità, a meno che non sei in piazze importanti. Ho avuto la fortuna di giocare anche in piazze blasonate», racconta Lalli. «Se devo fare i nomi di tre squadre a cui sono legato, dico Chieti per il blasone, Francavilla perché è la mia città e Sulmona perché lì sono diventato capocannoniere a 20 anni». Tanta Eccellenza, ma mai un’esperienza in serie D. «Ho sempre rifiutato la D perché non sono mai voluto andare lontano da casa. A 18 anni, quando ero alla Primavera del Pescara, ebbi un infortunio al ginocchio e mi svincolarono. Da quel giorno decisi che dovevo fare il calciatore dilettante e che il calcio doveva essere per me un bellissimo contorno, ma non la cosa principale». Quel pallone, però, gli ha regalato soddisfazioni e la palma di re dei bomber. Nel futuro, ora, c’è una nuova vita da allenatore. (g.g.)
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