l'intervista

Lapadula: «Ho fame di successi, è questo il mio segreto»

Il bomber biancazzurro premiato al Centro con il Pallone d’oro abruzzese: «Questa regione mi ha accolto come un re, prima a Teramo e ora a Pescara. Adoro gli arrosticini e il calore della gente»

PESCARA. Un anno fantastico, il 2015, culminato con la conquista del Pallone d’oro abruzzese, il concorso ideato e organizzato dal quotidiano il Centro. Gol e prodezze in serie. Gianluca Lapadula ieri sera ha ricevuto il premio assegnato dai lettori, attraverso i tagliandi pubblicati sul giornale, e da una giuria qualificata di giornalisti, allenatori, procuratori, calciatori (ed ex). Una prima pagina del Centro con la sua caricatura realizzata da Marco D’Agostino. E’ stata anche l’occasione per fare il punto della situazione: un occhio al 2015 e un altro al 2016 che, calcisticamente parlando, sta per iniziare con l’impegno casalingo di sabato contro il Livorno.

Lapadula, qual è stato il gol più bello?

«Mi piace rispondere dicendo che lo devo ancora realizzare».

L’Abruzzo nel suo destino.

«Verissimo, prima Teramo e poi Pescara. In entrambe le città sono stato accolto da re. Mi hanno fatto sentire importante, mi hanno dato la carica da sprigionare in campo. Spero di continuare a ripagare così tanta fiducia».

Che cosa le piace dell’Abruzzo?

«Gli arrosticini in primis. Ogni settimana me li sparo, faccio una serata dedicata agli arrosticini. E poi la spontaneità della gente, il calore che riesce a dare».

Si rivede nell’etichetta di “piccolo Tevez”?

«E’ un onore questo accostamento visto che sono anche tifoso juventino. Diciamo che per il modo di giocare qualche punto in comune c’è. Ad esempio, il modo di usare il corpo in campo e poi la possibilità di giocare sia da prima che da seconda punta».

Ecco prima o seconda punta, come si ritiene?

«A Teramo giocavo da seconda punta con Donnarumma centravanti. La squadra giocava per noi e noi ci capivamo con uno sguardo. Pensavo di poter fare anche la prima punta, ma non di diventarlo in pianta stabile come è accaduto a Pescara. E di questo va dato atto a mister Oddo».

leggi anche: Pescara, il bomber Lapadula ritira il premio in redazione L'attaccante biancazzurro il più votato dai lettori del Centro e dalla giuria qualificata che ha scelto il Pallone d'oro abruzzese 2015. Sul giornale l'intervista completa

Già, parliamone.

«Il suo modo di esprimere certe ambizioni è diventato uno stimolo costante per il gruppo, non certo un carico di responsabilità. E poi è bravo perché ci dà serenità nei momenti di tensione e viceversa».

Chi è il leader dello spogliatoio?

«Ogni ragazzo è una parte importante, chi gioca e chi trova meno spazio».

Campagnaro?

«Beh, da Hugo si impara in campo e fuori. E’ un campione, più che fondamentale per noi».

Quarto posto con 37 punti alla fine del girone d’andata.

«Eppure, quei quattro punti persi per strada a Vicenza e contro lo Spezia non li ho mai digeriti. Credo che nel girone di ritorno la squadra possa crescere nel mantenimento del risultato, nella capacità di gestirlo. Qualcosa si è già visto nelle ultime gare».

Nella testa di Lapadula che cosa c’è oltre al calcio?

«Nella mia testa c’è l’anno di Cesena, un’occasione persa. Un treno che pensavo non passasse più. E, invece, eccomi a Pescara».

Di lei si parla di un futuro juventino a fine stagione.

«Io penso al Livorno oggi. Ai quattro gol che abbiamo preso all’esordio e alla voglia di continuare a fare bene. Leggo, certo, ma penso a giocare».

Eppure Lapadula alla Juve chiuderebbe un cerchio.

«Alla Juve sono stato da quando avevo 5 anni fino a 13 anni. Del Piero è stato il mio idolo. E sono tifoso juventino».

Lapadula si sente...

«...un giocatore normale. Però, ho fame. In campo cerco di mettere fame e cattiveria agonistica. La voglia di arrivare in alto. E certe volte nemmeno io riesco a capire come ho fatto a fare certe cose».

Il periodo più brutto della sua carriera?

«All’Atletico Roma, nel 2010, in Lega Pro. Sei mesi fuori rosa dopo che nella Primavera del Parma avevo fatto faville. A un certo punto ho pensato di smettere, pensavo che il calcio non mi volesse».

Scusi, quanti tatuaggi ha sul corpo?

«Cinque, ognuno rappresenta una parte della mia vita».

Chi va in serie A?

«La squadra più attrezzata è il Cagliari, ma il campionato si vince a maggio. E non con i nomi e la dimostrazione l’abbiano data noi l’anno scorso a Teramo».

A proposito, quel Savona-Teramo del 2 maggio scorso...

«Io so solo che ho preso tante botte in quella partita».

Pescara è...

«L’occasione della mia vita. Mi ha voluto più degli altri. Il presidente Sebastiani mi ha fatto sentire importante regalandomi la maglia numero 10 il giorno della firma e la gente mi vuole bene. Spero che venga in massa nel girone di ritorno, può essere davvero l’arma in più».

Matrimonio?

«Il 2 luglio, stiamo preparando».

@roccocoletti1

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