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Teramo, difesa al contrattaco: "Le prove della combine non ci sono"

Concluso a tarda notte ieri il dibattimento fiume in seguito all'ammissione al processo di Ascoli, Forlì, San Marino e Gubbio. Pesanti le richieste della procura federale: Serie D a meno 20 punti, 5 anni di interdizione per Campitelli, 4 anni e mezzo per Di Giuseppe. La sentenza attesa dopo il 17 agosto

ROMA. Il giorno dopo la maratona processuale c’è ancora sconcerto per le richieste della procura federale. Quella serie D con venti punti di penalizzazione per il Teramo fa discutere e non convince. Soprattutto se si considera la mano morbida utilizzata il giorno prima dal procuratore Palazzi per il Catania (retrocessione in Lega Pro con cinque punti di penalizzazione). Dalle 9 del mattina all’1,09 della notte: è stata una maratona, quella di mercoledì all’NH Hotel di Roma. E le difese di Campitelli e del Teramo hanno parlato a tarda ora. Dopo la mezzanotte. Prima l’avvocato Michele Cozzone e poi Eduardo Chiacchio. Cozzone ha cercato di smontare ad uno ad uno gli indizi che la procura ha accollato sulle spalle di Campitelli. Meticoloso e appassionato il legale di origine molisana nella sua esposizione dei fatti.

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Invece, Chiacchio ha parlato del presidente “come di un eroe a cui viene gettato fango addosso. Non se lo merita”. E poi sulla richiesta dura della procura federale: “Per condannare c’è bisogno della prova. Per massacrare serve la pistola fumante e, invece, quella che è stata utilizzata non è nemmeno una pistola ad acqua”. Chiacchio a mezzanotte aveva chiesto il rinvio del dibattimento a giorno dopo, una mossa che ha costretto i componenti del tribunale federale nazionale a rialzare la soglia dell’attenzione che stava scemando a causa della giornata faticosa. Ricevuto il no, il processo è andato avanti. “Sarebbe un’ingiustizia la condanna del Teramo in questi termini. Non esiste”, ha tuonato l’avvocato Eduardo Chiacchio che ha aggiunto: “Dove sono i giocatori che hanno fatto la combine? Dove sono i soldi? Non ci sono né soldi né giocatori, quindi nessun illecito”. Infine un passaggio riferito al pentito della vicenda, il tecnico Ninni Corda: “Corda ha parlato, fatto nomi e cognomi. Non quello di Campitelli perché non ha fatto nulla. Gli crediamo sì o no? Se gli crediamo dobbiamo farlo in toto. Anche quando (non) parla di Campitelli”.  Retrocessione in serie D con venti punti di penalizzazione al Teramo, cinque anni di inibizione con preclusione per Campitelli (una sorta di radiazione); serie D con dieci punti di penalizzazione per il Savona; cinque anni al presidente ligure Dellepiane. E poi le richieste di squalifica per Di Nicola, Di Giuseppe e gli altri deferiti. La sentenza è attesa per dopo il 17 agosto. Il tribunale federale nazionale di primo grado emetterà i verdetti per tutti i processi del calcio sporco, dal caso Catania fino a quelli della Vigor Lamezia, passando per l’appunto per Savona-Teramo. Nella notte era stata adombrata l’ipotesi di una dichiarazione spontanea di Campitelli, ma il presidente era impietrito. Di ghiaccio dal momento della richiesta del procuratore aggiunto Tornatore. Non si aspettava la mano pesante. A Roma era presente anche Marcello Di Giuseppe, il ds (congelato) del Teramo. Smagrito e teso. I fasti del 2 maggio scorso col il passare del tempo si stanno trasformando in un incubo. Tremano Teramo e il Teramo al solo pensiero che la richiesta della procura federale venga accolto. E nel frattempo, pensa all’appello. Al processo di secondo grado dove comunque si andrà. Saranno tempi rapidi. Entro fine mese (possibilmente il 25 agosto) la Figc spera di avere le sentenza di appello che sono esecutive.

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