"A Teramo c’è l’emergenza idrica", ma è tutto un equivoco

Ok all’uso del potabilizzatore: a settembre trovati solventi nell’acqua del Traforo. Forlini (Ruzzo): "Ora le analisi sono a posto e noi chiediamo i danni all’Infn"

TERAMO. Un allarme mediatico causato da una notizia pubblicata ieri sul sito della Regione in cui si annuncia: «Dichiarato lo stato di emergenza idrica nel Teramano».

Un annuncio dirompente anche perchè nel testo del “flash” si parla di una decisione assunta dopo la «disposizione cautelativa emessa della Asl di Teramo per le acque provenienti dai laboratori del Gran Sasso dell'Infn. Il provvedimento ha ridotto la disponibilità idrica della sorgente del traforo che non è più in grado di garantire i volumi necessari per l'acqua potabile». Senza ulteriori approfondimenti nè spiegazioni. E la mente di molti è tornata a quello che accadde 13 anni fa con lo sversamento accaduto durante l’esperimento “Borexino” in corso nei Laboratori.

La realtà, per fortuna, è diversa. La spiega il presidente del Ruzzo, Antonio Forlini. L’acquedotto ogni estate fa richiesta alla Regione perchè dichiari lo stato di emergenza idrica che consente l’attivazione del potabilizzatore di Montorio. Ma quest’anno l’emergenza è stata prolungata in quanto «il 2 settembre il sistema di controllo del Gran Sasso ha rilevato tracce di un solvente nell’acqua, per cui abbiamo dovuto “mettere a scarico” centro litri al secondo della sorgente del Traforo. Le analisi da allora sono tornate a posto e noi abbiamo provato a chiedere alla Asl di poter reimmettere nella rete quei 100 litri al secondo, ma non abbiamo ottenuto l’autorizzazione. Quindi abbiamo dovuto chiedere alla Regione di prorogare lo stato di emergenza idrica che nei fatti ci consente di utilizzare il potabilizzatore». In sostanza dal 2 settembre il Ruzzo, e quindi la provincia di Teramo, deve fare a meno di 100 degli 800 litri al secondo provenienti dal sistema di sorgenti del Gran Sasso. La dichiarazione dello stato di emergenza, peraltro, è arrivata anche con un po’ di ritardo in quanto la richiesta del Ruzzo si era persa in qualche ufficio. Comunque sia, la giunta regionale ha autorizzato «un approvvigionamento idrico di emergenza consentendo all'ente di governo dell'ambito teramano, fino alla data del 15 aprile 2017, la captazione di acqua nella misura massima di 100 l/s dall'opera di presa di "Venaquila" per la distribuzione idrico-potabile, previo trattamento nell'impianto di potalizzazione di Montorio al Vomano».

L’utilizzo “fuori stagione” del potabilizzatore ha causato anche i prodromi di un contenzioso. «Proprio ieri», annuncia infatti Forlini, «ho scritto una lettera all’Istituto di fisica nucleare del Gran Sasso chiedendo loro i danni. Noi finora abbiamo speso 380 euro in più per far funzionare il potabilizzatore in un periodo dell’anno in cui la portata delle sorgenti è tale che non serve assolutamente farlo funzionare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA