Da otto mesi aspetta l'operazione

La denuncia di un teramano che per le liste d'attesa ha rischiato di morire

TERAMO. Le ferite sulla sua gamba sinistra continuano a riaprirsi e sanguinare mentre M. attende invano da otto mesi di essere operato per una tromboflebite che gli sta rendendo la vita ogni giorno più dolorosa e impossibile. Una storia di malasanità davvero emblematica che racconta di liste d'attesa infinite, urgenze inascoltate e quindi di mobilità passiva, visto che il protagonista della vicenda, in attesa di un intervento definito urgente già dal novembre 2010, sarà costretto a farsi operare altrove, probabilmente a Milano.

LA STORIA. M.C. ha 43 anni e vive a Teramo, fa il camionista. Una vita faticosa ma tutto sommato tranquilla. Poi, nel 2010, i primi disturbi alla circolazione che lo costringono - come lui stesso dice a malincuore - a "scendere dal suo camion" e quindi a dover lasciare il lavoro. Da disoccupato inizia la trafila di visite e analisi per capire come risolvere il problema alla sua gamba sinistra. Il primo scoglio da superare è quello dell'esame ecodoppler, le liste di attesa sono lunghe ma la sua impegnativa è segnata come urgente così, nel giro di qualche settimana, l'esame viene eseguito. La diagnosi è di tromboflebite e il responso medico stabilisce che è necessaria un operazione. E' il novembre 2010.

MA TUTTO PRECIPITA. Mentre M. aspetta di essere chiamato per l'intervento, i mesi passano e la situazione si aggrava. «Il mese scorso avevo la gamba molto gonfia», racconta al Centro, «così sono stato costretto ad andare al pronto soccorso. Lì mi hanno rimandato indietro dicendomi che c'era troppa gente e che dovevo andare a farmi visitare in reparto il giorno dopo. Mi è sembrato assurdo ma così ho fatto». Poi, mercoledì scorso, il quadro precipita ulteriormente e M. viene trasportato in ospedale in ambulanza dopo la rottura di alcune vene nella gamba malata. «Usciva tanto sangue», spiega, «mi hanno portato al pronto soccorso dove però mi hanno solo medicato, fatto due flebo e poi rimandato a casa. Anche il medico che era sull'ambulanza si è stupito del fatto che non mi avessero ricoverato ma fatto tornare a casa. Il giorno dopo sono andato a farmi visitare in reparto e lì mi hanno detto che purtroppo non ci sono abbastanza sale operatorie e questi sono i tempi».

ORA IL RISARCIMENTO. Morale della favola: la richiesta di intervento del signor M., datata novembre 2010, giace ancora nella sua cartella clinica. «Adesso mia sorella mi ha preso un appuntamento con uno specialista che riceve a Martinsicuro e opera a Milano, tra qualche giorno lo incontro e cercherò di farmi operare da lui. Ma sto pensando anche a chiedere un risarcimento alla Asl di Teramo per tutti i problemi che sono seguiti a questa lunga attesa, se mi avessero operato subito non sarebbero subentrate tante complicazioni come la tachicardia e la pressione alta».

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