Denudano due ragazzine usando l’intelligenza artificiale: ora rischiano una denuncia per revenge porn

28 Settembre 2025

Foto con il volto reale e il corpo generato da sistemi digitali sui telefonini di un gruppo di 14enni. I genitori delle vittime fanno scattare le indagini, prime audizioni dai carabinieri

TERAMO. Il volto delle compagne di classe su un corpo nudo generato con l’intelligenza artificiale. Deepfake che 14enni fanno girare sulle chat di gruppo con commenti di ogni tipo fino a quando le ragazzine non si accorgono di quello che è successo e ne parlano con i genitori che denunciano. Il resto è un’altra inchiesta della Procura per i minorenni dell’Aquila che affonda in un mondo di adolescenti che sempre più genera violenza individuale e di gruppo, che trova nei social uno dei canali preferenziali, che alimenta studi sociologici e fascicoli giudiziari. Perché se l’Intelligenza artificiale è la nuova frontiera della pedopornografia tra deepfake, app clandestine e leggi in evoluzione, il confine tra ciò che è finzione e ciò che è reato si fa sempre più sottile.

L’ultimo caso arriva dalla Val Vibrata e per ora si srotola nell’inchiesta aperta dalla Procura per i minorenni dell’Aquila (guidata dal procuratore David Mancini) che dopo la denuncia dei genitori delle due ragazzine ha delegato le indagini ai carabinieri. Un’inchiesta appena iniziata probabilmente destinata ad allargarsi e per il momento, ma solo evidentemente solo per il momento, senza indagati. Per ora con numerosi 14enni e 15enni sentiti dai militari come persone informate sui fatti. Rischiano una denuncia per revenge porn ma anche per pedopornografia. L’Italia, infatti, punisce la pornografia “virtuale”, applicando le disposizioni del codice penale in materia di produzione, divulgazione, diffusione e detenzione di materiale pedopornografico anche quando il materiale pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni 18 o parti di esse.

L’articolo di riferimento è il 600 quater 1 del codice penale, che punisce la pornografia minorile anche quando l’immagine non riguarda un minore reale, ma è creata attraverso l’uso di tecnologie digitali. Oggi più che mai gli adolescenti sono immersi in ambienti digitali in cui l’Intelligenza artificiale agisce in modo persuasivo a cominciare proprio dalla possibilità di creare da zero video e foto che vengono poi diffuse su chat di gruppo, canali Telegram, Facebook ma anche sul dark web, quella parte di Internet non visibile con i comuni browser. L’allarme è già una denuncia contenuta nel primo dossier in assoluto su quest’emergenza preparato dall’associazione Meter Ets – fondata e presieduta da don Fortunato Di Noto da anni in prima linea contro la pedopornografia – e presentato nei mesi scorsi a Roma con una certezza: le foto e i video deepfake aprono drammatiche svolte.

©RIPRODUZIONE RISERVATA