Fagnano: c’è chi manda i pazienti altrove

Il nuovo manager dichiara guerra alla mobilità passiva nell’incontro dei dipendenti Asl con D’Alfonso e Paolucci

TERAMO. In un rigoroso completo blu, cravatta di qualche tono più chiara e valigetta in mano. Così Roberto Fagnano, direttore generale designato per la Asl di Teramo, si è presentato ai suoi futuri dipendenti. Futuri in quanto ancora non firma il contratto che lo legherà per tre anni alla Regione.

Fagnano, nell’incontro che si è svolto ieri in una capiente aula di Scienze politiche, condotto da vero mattatore dal governatore Luciano D’Alfonso nella doppia veste di moderatore e relatore, ha volutamente tenuto un atteggiamento defilato. Tanto da precisare, ai giornalisti che gli chiedevano un’intervista, di non aver ancora firmato il contratto e di dover dunque chiedere il via libera all’assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci, che ovviamente, non l’ha negato.

Superata questa schermaglia sul filo del bon ton, dalle parole pronunciate prima in sintesi nelle interviste e poi in maniera più estesa nell’intervento conclusivo dopo quattro ore trascorse ad ascoltare i “quaderni di doglianza” del personale, si è intravisto un tecnico che ha una profonda conoscenza dei meccanismi su cui si muove la sanità. «Sento una enorme responsabilità morale», ha esordito Fagnano, «anche perchè non sono stato scelto in un consesso di amici o in base a frequentazioni politiche. Ricordo che una notte di luglio stavo quasi dormicchiando quando mi ha chiamato l’assessore Paolucci e abbiamo cominciato a parlare di sanità. Il nostro obiettivo ora sarà migliorare la qualità di questa sanità, che non è negativa. In Molise (il manger è originario di Campobasso, ndr), si guarda a Teramo come espressione di buona sanità grazie anche ad alcune sue specialistiche. E’ evidente che la Asl di Teramo non ha un dotazione organica sufficiente rispetto ai posti letto e alle prestazioni effettuate, ma mi sento di rassicurare, anche rispetto a procedure già attivate in questo senso». Idee chiare su uno dei problemi maggiori della Asl teramana, l’enorme mobilità passiva: «Guardando i dati qualche fatto strano c’è: buona parte dei Drg (banalizzando sono le prestazione svolte su un paziente e il loro costo, ndr), soprattutto chirurgici, sono erogabili anche in questa regione e sono di bassa specialità. Qualcuno i pazienti li manda altrove, qualcuno organizza i pullman. E se ne dobbiamo organizzarne uno per mandare bambini a curarsi al Bambin Gesù va bene, ma per un tunnel carpale lo possiamo evitare».

D’Alfonso, nel ribadire la lontananza di Fagnano «dall’amicalità e dalle logiche partitiche» ha ricordato che lo conosce dai tempi in cui lui stesso lavorava in Molise. «La Asl con lui ritroverà le ali», ha promesso, «anche perchè non dovrà fare incontri serali con portatori di interessi. Non ci sarà nessuna sudditanza, il direttore generale non è un sultano: costruiremo il futuro insieme alle risorse umane, e Teramo è un giacimento in questo senso». Il governatore peraltro ha annunciato che il modus operandi inaugurato con l’incontro di ieri – un filo diretto con il personale chiamato a dare suggerimenti e a indicare criticità – diventerà «permanente, creeremo il consiglio regionale della sanità». Ha voluto fare “un’iniezione di speranza” al personale apparso, dagli interventi, spesso stanco e demoralizzato: «Ce la possiamo fare, siamo liberi da tutto. Ma ho bisogno della vostra collaborazione, direi quasi artigianale».

Paolucci ha sottolineato un’altra caratteristiche di Fagnano, che ha pesato sulla scelta: «Nel curriculum ha una specifica competenza “aggiuntiva” che può esserci di supporto in Regione, per l’esperienza maturata nella struttura tecnica di monitoraggio nata dall’intesa Stato-Regioni». Paolucci ha poi fatto ampi accenni alle future decisioni che la Regione sarà chiamata a fare, ad esempio, secondo gli standard «l’Abruzzo per mantenere tutti i reparti dovrebbe avere da 3 milioni 200mila abitanti a 5 milioni» e anche la necessità di «riorganizzare la rete di emergenza».

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