Licenziamento ingiusto a Teramo: condannata la Tercas

Il giudice del lavoro accoglie il ricorso di una direttrice di filiale che era accusata di aver dato informazioni riservate a Di Matteo. Respinti altri tre ricorsi analoghi

TERAMO. Era una delle cosiddette “talpe” di Antonio Di Matteo, l’ex direttore generale della Tercas, al quale avrebbero indebitamente fornito informazioni riservate quando l’ex dg era stato già fatto fuori dalla banca dopo il commissariamento. Erano sei dipendenti licenziati dall’allora commissario di Bankitalia Riccardo Sora il quale aveva deciso di applicare la massima sanzione disciplinare per infedeltà nei confronti della banca. Ma il giudice del lavoro del tribunale di Teramo Giuseppe Marcheggiani ha valutato i fatti in maniera del tutto differente e ha accolto il ricorso presentato da S.D.S., all’epoca responsabile di un’importante filiale della Tercas.

Ritenendo ingiustificato il licenziamento, il giudice ha condannato la banca a risarcire la ex dipendente per un importo pari a venti mensilità oltre al pagamento delle spese legali. Non è stata disposta la reintegra nel posto di lavoro perché la donna, che nel frattempo aveva trovato occupazione in un altro istituto di credito, non l’aveva chiesta.

I licenziamenti, scattati a marzo dell’anno scorso, avevano suscitato da subito perplessità e proteste in ambito sindacale perché venivano ritenuti eccessivi e vasti, almeno in alcuni casi, su addebiti infondati. Una sorta di azione esemplare voluta da Sora per far capire che si stava facendo pulizia nella banca. Tutti i licenziati fecero ricorso al giudice del lavoro, ma questo della responsabile di filiale è il primo che viene accolto dei quattro finora esaminato. Il ricorso di tre dipendenti è stato respinto, mentre le cause che riguardano gli altri due sono ancora in corso.

Le decisioni dei giudici – sui licenziamenti impugnanti si è espresso più di un magistrato – fanno quindi capire che almeno in tre casi le contestazioni disciplinari sono state considerate fondate. Dalle intercettazioni, in base alle quali Sora decise i licenziamenti, era emerso che Di Matteo aveva ottenuto informazioni importanti e delicate. In quei casi, dunque, la qualifica di “talpa” è stata ritenuta appropriata. (e.a.)

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