Malati di cancro, al Mazzini si muore dietro un paravento

La figlia di un paziente: manca una stanza riservata, i parenti non possono nemmeno piangere Solidarietà ai malati che hanno scritto a Chiodi per far ripristinare il dipartimento oncologico

TERAMO. La drammatica lettera al presidente della Regione Gianni Chiodi dai malati di cancro curati al Mazzini ha suscitato una vasta eco. Cinquantadue fra malati e loro parenti hanno sollecitato il governatore a ripristinare il dipartimento oncologico, soppresso più di un anno fa dal direttore generale, che garantisce un percorso facilitato per i malati che devono rapportarsi con più reparti e specialisti.

In sostanza ora la chirurgia oncologica fa parte del dipartimento chirurgico, la radioterapia del dipartimento dell’immagine e l’oncologia di quello di medicina. Non c’è dunque coordinamento fra i tre settori nè fra le oncologie dei diversi ospedali della Asl. Questo, in più, crea l’impossibilità di sopperire a momentanee carenze di personale facendo ruotare i dipendenti. E così accade, come avvenuto quest’estate, che il day hospital di Sant’Omero sia rimasto chiuso qualche giorno. In effetti anche nell’oncologia teramana c’è una carenza di personale: un medico, tempo fa, è stato trasferito a Giulianova e una in maternità non è stata sostituita. C’è carenza anche di infermieri.

Forse anche da questo dipende il fatto che l’oncologia convive nello stesso reparto con la medicina, con gli infermieri in comune. «Ma il vero problema è la convivenza dei malati dei due reparti», racconta M.F., «mio padre era ricoverato in medicina e divideva la stanza con un malato terminale di cancro. E’ stato terribile vederlo morire. L’unico riparo era un paravento fra i due letti. I parenti non avevano nemmeno la privacy per piangere in santa pace il morto. E noi abbiamo assistito alla lunga agonia con una pena infinita, certamente non consigliabile per chi è ricoverato. Non capisco come mai, con tutto lo spazio che c’è in ospedale dopo la serie di chiusure negli ultimi anni, non si pensi a sistemare l’oncologia in spazi più ampi, dove i malati terminali e i loro parenti possano avere camere singole. Da anni sentiamo parlare di “umanizzazione”, beh, questo è un ospedale disumano». Questo l’attestato di solidarietà di M.F. all’iniziativa dei malati di cancro.

In effetti nel reparto di oncologia si curano più di 200 pazienti all’anno, e non solo terminali, ma anche quelli che hanno complicanze varie. Oltre al reparto c’è il day hospital da cui passano circa 650 pazienti all’anno. Qui si fanno in media 20-25 chemioterapie al giorno. In questo caso il problema è un altro, denunciato in passato anche dal Tdm. I farmaci antiblastici si preparano nel laboratorio della farmacia di Giulianova e ogni mattina vengono portati a Teramo. Questo significa che al Mazzini un trattamento urgente è impossibile, che se un malato non si presenta il farmaco viene sprecato (va preparato tempo prima appunto per la distanza fra i due presidi) e che le chemio non si possono iniziare prima delle 10-10,30 per lo stesso motivo.

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