Malavolta, cade l’accusa di truffa

Padre, figlio e il manager assolti per i 3 milioni di sgravi fantasma.

TERAMO. Assolti Malavolta padre e figlio (Aristide Romano e Romano junior) e il manager Carlo Gaita. È finito così il processo agli ex vertici del gruppo Foodinvest per una mega truffa da oltre tre milioni di euro.

GLI IMPUTATI.
Davanti al giudice monocratico Angela Di Girolamo erano finiti l’ex patron del gruppo Foodinvest Aristide Romano Malavolta, 78 anni; il figlio Romano Malavolta, 40 anni, all’epoca dei fatti, formalmente, amministratore delegato della società Magus anche se in realtà si occupava già a tempo pieno del Teramo calcio; e Carlo Gaita, 59 anni, ex amministratore delegato del gruppo Foodinvest (nonché ex consigliere comunale dell’Udc).

ACCUSA E DIFESA.
I tre, difesi da Gennaro Lettieri, sono stati assolti perché il fatto non sussiste dall’accusa di truffa aggravata in concorso per conseguire erogazioni pubbliche. Il pm Domenico Castellani sosteneva che avevano presentato come nuove assunzioni, agli enti pubblici preposti, le 157 assunzioni effettuate con contratto di formazione lavoro da tre imprese del gruppo (Foodinvest Group, Tonini Agrifood e Magus), inducendo così in errore l’ente pubblico e percependo indebitamente gli sgravi contributivi legati proprio al tipo di contratto stipulato. In effetti, la Foodinvest ottenne sgravi per circa tre milioni e 200mila euro. Secondo l’accusa, quei dipendenti erano già stati formati a lavorare alla produzione sia di dolci che di salati, e dunque i rinnovi dei contratti sarebbero stati utilizzati artificiosamente. In dibattimento, però, la difesa è riuscita a convincere il giudice che quel modo di operare non era ingannevole, che era cioé legittimo fare due successivi contratti di formazione perché i lavoratori, nei vari siti, facevano cose diverse.

LE PRESCRIZIONI.
I due Malavolta e Gaita sono usciti indenni per intervenuta prescrizione anche dagli altri due capi d’accusa per i quali erano stati rinviati a giudizio. Uno era una violazione delle leggi sul lavoro; l’altro inizialmente era stato configurato come un’altra truffa aggravata per conseguire erogazioni pubbliche. I vertici Foodinvest avrebbero rappresentato falsamente agli enti pubblici che sussistevano tutte le condizioni per conseguire le agevolazioni previste dal patto territoriale: in particolare un incremento di 88 unità lavorative e un ampliamento e ammodernamento dello stabilimento Foodinvest di Sant’Atto. Gli inquirenti accertarono che in realtà le nuove assunzioni erano fittizie e che lo stabilimento non era stato mai ampliato. Tuttavia, su richiesta della difesa, il reato è stato riconfigurato come indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato (in sostanza: non ci sarebbero stati artifici e raggiri, ma la semplice presentazione di una documentazione mendace) ed è quindi intervenuta la prescrizione.