MoTe, sequestro bis a Ruscitti: il tribunale rigetta il ricorso

27 Settembre 2024

Nuovo provvedimento dopo che la Cassazione ha dato ragione alla Procura, contraria al dissequestro L’ex amministratore è accusato di malversazione di erogazioni pubbliche, sigilli a degli immobili

TERAMO. La battaglia a colpi di ricorsi sul caso MoTe, la società per azioni a capitale pubblico che si occupa della gestione rifiuti di cui il Comune di Teramo è azionista di maggioranza e che è al centro di un progetto di fusione con Teramo ambiente, è finita nuovamente davanti al tribunale del Riesame dopo che la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura. Ed è con un altro provvedimento che il tribunale del Riesame, dopo il pronunciamento della Suprema Corte, ha disposto nuovamente il sequestro confermando il decreto di sequestro preventivo su immobili emesso dal gip a carico di Ermanno Ruscitti, ex amministratore della società all’epoca dei fatti contestati, e nei cui confronti la Procura ipotizza il reato di malversazione di erogazioni pubbliche. A marzo il tribunale del Riesame aveva revocato i sigilli disposti dal gip accogliendo il ricorso della difesa di Ruscitti rappresentata dall’avvocato Gugliemo Marconi. Decisione, quella del Riesame, che dopo il deposito delle motivazioni era stata impugnata in Cassazione con un ricorso firmato dal procuratore Ettore Picardi e dal sostituto Stefano Giovagnoni (titolare del fascicolo). Pochi giorni fa è stato depositato il nuovo provvedimento del Riesame (collegio presieduto dal giudice Carlo Calvaresi, con a latere la giudice Claudia Di Valerio). La Procura, intanto, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per Ruscitti – indagato nella sua veste di ex amministratore della società a e nei cui confronti la Procura ipotizza il reato di malversazione di erogazioni pubbliche – e per la società a cui viene contestata la responsabilità amministrativa degli enti. Secondo la Procura (indagini delegate alla Finanza) la società all’epoca in cui era amministrata da Ruscitti dopo aver ricevuto dalla Regione un contributo pubblico di circa un milione ne avrebbe usato 700mila euro per ripianare debiti della stessa società e pagare gli stipendi dei dipendenti anziché usarli per la destinazione prevista, ovvero la costruzione di una piattaforma ecologica per il trattamento imballaggi. Accuse, quelle dell’autorità giudiziaria, che restano tutte da dimostrare. La parola, dunque, ora passa al giudice per le udienze preliminari che dovrà stabilire se accogliere la richiesta e quindi rinviare a giudizio o disporre il non luogo a procedere.
©RIPRODUZIONE RISERVATA