Picchia i genitori anziani per i soldi, va a processo per estorsione e maltrattamenti

Un trentenne rinviato a giudizio: botte a mamma e papà per avere il denaro e acquistare la droga. L’uomo ha il divieto di avvicinarsi ai familiari che dopo il primo episodio avevano ritirato la denuncia
SILVI. La sintesi più efficace della sofferenza di due genitori per la violenza di un figlio è in una frase che si ripete negli atti: «Abbiamo fatto tutto per salvarlo dalla droga».
In quel tutto c’è la storia di una delle tante mamme e dei tanti papà che da un momento all’altro si ritrovano la vita stravolta dalla scoperta di un figlio tossicodipendente. Con le bugie, i furti in casa e, in un crescendo, le botte per avere i soldi per la droga. Così è successo a questi due genitori di Silvi.
Il figlio, un uomo di 30 anni, è accusato di maltrattamenti ed estorsione e con queste accuse è stato rinviato a giudizio dal giudice Marco Procaccini al termine dell’udienza preliminare.
I fatti contestati si riferiscono ad episodi avvenuti negli ultimi due anni e per cui l’uomo è stato anche colpito da un divieto di avvicinamento ai genitori che dopo un primo episodio di aggressione avevano ritirato la querela. Ma le vessazioni di ordine fisico, morale e psicologico sono riprese.
Secondo l’accusa voleva i soldi per droga ed alcol e quando non c’erano arrivavano botte e minacce. Come quella volta che avrebbe schiaffeggiato la madre accusandola di non volergli dare i soldi per fare la spesa e successivamente avrebbe colpito il padre intervenuto a difesa della moglie. Violenze quotidiane, sostiene la Pubblica accusa, con insulti e continui danneggiamenti di mobili e altro. Un altro episodio a cui si fa riferimento negli atti è quello in cui, dopo aver colpito con schiaffi e pugni al volto i genitori che in quell’occasione si sarebbero rifiutati di consegnare i soldi di una pensione, avrebbe sferrato un violentissimo calcio al padre. Il tutto creando un clima di terrore e sopraffazione. Che è andato avanti per mesi fino a quando i genitori non hanno presentato la prima denuncia che poco dopo è stata ritirata probabilmente con la speranza di un cambiamento. Che non c’è stato. Dopo la remissione della prima querela, sono ripresi i maltrattamenti fino alla nuova segnalazione e al divieto di avvicinamento. Accuse, quelle contestate, che dovranno essere provate nel corso del processo.
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