Ponte crollato, sei indagati su 10 sotto accusa per omessa vigilanza

29 Settembre 2024

Avviso di conclusione per l’ex presidente della Provincia Di Bonaventura e cinque tecnici dell’ente In quattro verso l’archiviazione. La Procura: «La struttura andava chiusa in attesa di interventi»

TERAMO. Nell’Italia della tragedia del ponte Morandi e delle tante altre sfiorate che ogni giorno la cronaca racconta, la Procura teramana chiude le indagini sul crollo del ponte sul Salinello, venuto giù nel dicembre del 2022 nella zona di Collerenti, lungo la strada che da Bellante sbuca sulla Bonifica nel territorio di Sant’Omero. Un cedimento nei fatti tragedia sfiorata solo perché accaduta nelle ore notturne e quindi con una riduzione notevole del traffico che fece sì che in quel momento non ci fosse nessuna macchina a percorrere quel tratto di strada provinciale.
Il pm titolare del fascicolo Greta Aloisi pochi giorni fa ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini: sei dei dieci indagati (l’ex presidente della Provincia Diego Di Bonaventura e cinque tecnici dell’ente) restano sotto accusa per omessa vigilanza nell’inchiesta per crollo colposo, mentre per gli altri quattro (tecnici di Provincia e Genio Civile) c’è uno stralcio probabilmente destinato a richiesta di archiviazione. Per i primi sei, trascorsi i venti giorni per la presentazione di memorie, è ipotizzabile la richiesta di rinvio a giudizio.
La Procura, nelle dieci pagine di avviso, usa un filo conduttore per i sei indagati: tutti, nelle loro diverse posizioni e quindi con responsabilità diverse, avrebbero omesso quella vigilanza necessaria sulle condizioni della struttura per arrivare alla sospensione della circolazione per motivi di incolumità pubblica. Ovvero, sostiene la Procura, quel ponte andava chiuso in attesa di interventi. Una ipotesi accusatoria, quella del pm, che, qualora il procedimento dovesse andare avanti, resta tutta da dimostrare. La super perizia disposta con la formula dell’incidente probatorio (chiesto dalla Procura e disposto dal gip) ha stabilito che per il ponte c’è stato un difetto di costruzione che per i periti «ha contribuito in maniera predominante e predisponente all’innesco di meccanismi di collasso della struttura di elevazione». «La struttura che definiva la spalla in destra idraulica», hanno scritto nella perizia gli ingegneri Gianfranco Totani dell’università dell’Aquila e Danilo Ranalli di Sulmona, «presentava difetti di progettazione, determinati da spessori ridotti degli elementi costitutivi di fondazione e di elevazione e difetti di realizzazione dovuti a interruzioni di continuità nei getti di calcestruzzo».
I tecnici hanno ricostruito tutti i vari passaggi dell’opera realizzata tra il 1963 e il 1966 – e di cui sostengono non è stato possibile trovare documentazione sullo stato dell’opera dell’epoca, a cominciare dal collaudo statico – sottolineando come negli anni abbia subito gli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare per quando riguarda il fenomeno delle precipitazioni. «Il fenomeno di scalzamento alla base delle strutture del ponte», hanno scritto, «ha avuto origine sin dai primi anni di vita dell’opera ed è progredito con la crescita e la trasformazione dell’azione erosiva del fiume Salinello». I lavori fatti, per i periti, «sono stati orientati a superare i difetti della fondazione».
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