Sant’Egidio, rivende auto rubate: condannato a 5 anni

Era accusato di falsificare carte di proprietà e telai di vetture provenienti da furti nel sud Italia

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA. Era accusato, in concorso con altri tre, di riciclaggio di auto perchè, secondo la procura, avrebbe immesso sul mercato macchine rubate con documenti falsificati spacciandole per occasioni ad ignari clienti: per questo Gianluca Russo di Sant’Egidio è stato condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi dai giudici del tribunale di Teramo (collegio presieduto da Flavio Conciatori, a latere Franco Tetto). Per Russo il collegio ha accolto in toto la richiesta del pm Andrea De Feis, mentre gli stessi giudici hanno assolto per non aver commesso il fatto gli altri tre imputati (per uno di questi il pm aveva chiesto 6 anni e 6 mesi).

Secondo l’accusa ricostruita dalla procura nel capo d’imputazione i fatti sarebbero avvenuti tra aprile e settembre 2008 e tutti gli accorgimenti usati per cambiare targhe e telai sarebbero avvenuti in una officina . Russo, oltre al reato di riciclaggio era accusato anche di falsità materiale commesso da privato perchè, sempre per l’accusa, avrebbe falsificato alcuni documenti relativi ad auto rubate, in particolare certificati di proprietà.Nel corso delle indagini, portate avanti dai carabinieri del reparto operativo di Teramo, erano stati accertati vari episodi di auto risultate rubate, soprattutto in alcune località del sud Italia, e successivamente finite nel giro.

Sempre secondo l’accusa sulle auto rubate venivano sistemate delle targhe corrispondenti a vetture non rubate proprio con l’obiettivo di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa. In particolare, il modus operandi, prevedeva che il telaio della vettura fosse ripunzonato con un numero diverso corrispondente ad una vettura pulita. Il meccanismo, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato messo in piedi per diverse macchine risultate rubate e poi mese in vendita con documenti falsificati.

A mettere fine al modus operandi le indagini dei carabinieri del reparto che, dopo aver raccolto alcune segnalazioni e denunce, cominciarono ad indagare su quelle auto, su quei passaggi di proprietà e su quei documenti. Fino a quando, al termine di una certosina indagine, riuscirono a mettere nero su bianco tutte le accuse nei confronti di Russo e degli altri. Fino al processo di primo grado che si è concluso con la condanna.(d.p.)

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