Sesso nel pub di Roseto, le ballerine ammettono dopo la visione dei video in aula

Al processo per “La Contessa” le ballerine prima negano («Solo bevute e chiacchiere») poi confermano: decisive le immagini girate dai poliziotti, che per indagare si finsero clienti

ROSETO. «Nel locale si ballava e ci si intratteneva con i clienti ma solo consumando da bere e chiacchierando»: così raccontano le ragazze citate come testi nel processo in corso su un presunto giro di prostituzione nel disco pub la Contessa di Roseto. Ma nell’aula di giustizia c’è un prima e un dopo. Il dopo è quello del video girato dai poliziotti della squadra mobile teramana che all’epoca si finsero clienti e con delle telecamere nascoste ripresero quello che avveniva nel locale dove, secondo l’accusa, le ballerine venivano smistate ai diversi tavoli per farsi toccare dietro compenso. Quel video viene mostrato alle ragazze: per l’occasione giudici, avvocati e pm si spostano in una stanza in cui le immagini (già agli atti del procedimento) scorrono su un computer.

E quello che appare non è certamente un semplice balletto. «Sì, succedeva anche questo», dicono le ragazze dopo aver visto il video, «ma non eravamo obbligate a farlo». Qualcuna si riconosce nelle immagini, qualcuna racconta di averlo visto solo fare, qualcun’altra si trincera dietro «non ricordo». Perchè non è facile rimanere in perenne equilibrio sul filo sottilissimo che segna il confine tra il lecito e l’illecito dei night club.

L’udienza davanti al tribunale in composizione collegiale (presidente Flavio Conciatori, a latere Franco Tetto, Enrico Pompei) è stata aggiornata al 23 aprile per sentire altri testi citati dal pm Andrea De Feis. Gli imputati sono Maurizio Zani, 61 anni, Denise Galluzzi, 36 anni, e Grazine Bozena Dworakowska, 58 anni, tutti accusati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. I fatti contestati ai tre, all’epoca rispettivamente legale rappresentante, gestore e responsabile di sala del disco pub, risalgono al 2011 quando il locale fu sequestrato al termine di una luna serie di indagini condotte dalla mobile su delega del pm Irene Scordamaglia.

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Secondo l’accusa ogni “consumazione” aveva una dureta e un compenso stabilio: 30 minuti di compagnia costavano 50euro. Il disco pub venne sequestrato su disposizione dell’allora gip Marina Tommolini che aveva accolto la richiesta della procura. Per gli investigatori, che si erano finti clienti per riprendere quello che avveniva nel locale, l'importo pagato dagli avventori formalmente serviva solo per ottenere una bevanda comprensiva della compagnia della ballerina, ma di fatto diventava un espediente per mascherare il costo di quella che nel fascicolo della procura viene definita una prestazione sessuale. Per intere serate hanno ripreso quello che avveniva tra i tavoli, immortalando i momenti in cui le ballerine, tutte straniere, si facevano toccare dai clienti.(d.p.)

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