Sfera Ebbasta a Teramo, continua la polemica: «Un modello maschilista e patriarcale»

Angelini, presidente della Cpo, torna sul concerto del trapper: «Nei testi si inneggia alla violenza verso le donne»
TERAMO. Non si placano le polemiche sul concerto di Sfera Ebbasta, in programma a Teramo il 29 dicembre, e sui testi giudicati misogini. Erika Angelini, presidente della Commissione pari opportunità della Provincia, già intervenuta nei giorni scorsi per esprimere la contrarietà di 10 commissioni teramane alla presenza del trapper in città, torna sul tema anche alla luce della discussione in consiglio comunale. «C’è da ringraziare Sfera Ebbasta perché grazie a lui e al dibattito acceso sulla nostra presa di posizione si alza quel velo che ha finito per trasformare ogni celebrazione del 25 novembre (giornata contro la violenza sulle donne, ndr) in un rituale di maniera, dietro il quale si nascondono contraddizioni politiche, sociali e culturali che tornano a galla quando il fiume è in piena», scrive Angelini. Per la presidente della Cpo il nodo non è il genere musicale né la trap in quanto tale, ma la natura dei testi: «Il problema è che questi brani sono deprivati di qualsiasi contesto, di quegli elementi che permettono di inquadrare anche un testo violento dentro un ragionamento o una genesi, magari sbagliata ma riconoscibile». Secondo Angelini, nei testi di Sfera Ebbasta e di altri artisti simili «si inneggia al denaro, alla droga e alla violenza verso il genere femminile, senza traccia di protesta politica, disagio o rivendicazione sociale», ma con «una via espressiva povera che rivendica il diritto di prendersi tutto, comprese le donne, per soddisfare un bisogno personale, dentro un modello profondamente maschilista e patriarcale».
Un elemento che, aggiunge, diventa ancora più problematico alla luce del successo tra i giovanissimi: «Il fatto che questa musica sia così ascoltata costituisce un ulteriore motivo di inquietudine per chi ogni giorno, nei Centri antiviolenza, si trova ad affrontare la realtà dall’altra parte, quella delle donne, anche giovanissime, vittime di violenze». Angelini non invoca la censura né mette sotto accusa la trap come genere musicale, ma invita a interrogarsi sul significato culturale di testi «privi di contesto» e sull’impatto che questi modelli possono avere, soprattutto sul pubblico giovane.
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