Teramo, paziente con la colica: analisi dimenticate

Lunga e inutile attesa al pronto soccorso: la provetta non era mai stata inviata al laboratorio

TERAMO. Uno dei posti in cui la carenza di personale ha effetti più evidenti è il pronto soccorso, in cui spesso avviene il primo impatto con l’ospedale. Emblematica la disavventura vissuta giovedì scorso al Mazzini da padre e figlia di Montorio. «Ho accompagnato mio padre alle 16 in pronto soccorso per forti dolori al fianco», racconta A.D.M., «con un certificato del nostro medico che diagnosticava “colica renale addominale” e su cui c’era scritto “urgente”. Ci hanno chiamato alle 17,15: gli hanno fatto l’elettrocardiogramma, misurata la pressione e le analisi sangue. Il medico ci dice: “c'è un po' di affollamento ma siccome il signore ha 56 anni e la pressione alta cerchiamo di fare le analisi prima possibile”». La figlia e R.D.M. aspettano fino alle 22. «Alla fine, con gentilezza, vado a chiedere informazioni all'infermiera. Mi ha risposto che era impossibile che mio padre fosse stato visitato. Io dico: “Ha la farfallina del prelievo nel braccio, chi gliel’ha messa, allora? E gliel'ho fatta vedere. Le mi ha risposto: “Intralcia il mio lavoro”. Poi è entrata in un ambulatorio e ha tirato fuori la provetta con su scritto il nome di mio padre. Non era stata inviata, dopo ben 5 ore, in laboratorio. Io chiedo il perchè. E lei: “Suo madre non è morto, è vivo, non c’è bisogno di mandare il sangue in laboratorio”. Io chiedo allora perchè gliel’hanno prelevato. Lei replica: “Non sa di che sta parlando”».

La figlia si chiede perchè li hanno fatti aspettare così tanto «in una sala d'aspetto piena in cui a un certo punto eravamo una sessantina, tanto che una persona è svenuta. C’era un'aria irrespirabile e se uscivi urlavano perchè non si poteva sostare fuori. Alla fine mio padre si è sfilato la farfallina da solo. E ha detto: “Col dolore che ho mi avete tenuto tutte queste ore seduto e non mi fate nè un’ecografia nè le analisi non ha senso stare qui” e ce ne siamo andati».

La notte R.D.M. è stato molto male, tanto che poi sono andati all’Uccp in circonvallazione Ragusa. Il paziente è stato sottoposto a raggi e analisi (a pagamento, per un totale di 100 euro). «Il risultato è stato una colecisti piena di calcoli e il fegato ingrossato. Il medico ha detto che era da operare urgentemente, altrimenti gli poteva scoppiare», racconta la figlia. Allora siamo andati a San Benedetto, sapendo che al Mazzini avremmo aspettare tantissimo e comunque dopo l'esperienza al pronto soccorso mio padre non ci voleva tornare». Ora R.D.M. è ricoverato a Villa Anna e oggi lo operano. «Ho raccontato la nostra storia perchè magari può far riflettere qualcuno: stiamo parlando di vite umane, non di bambolotti. Io farei un test al personale per sapere se può stare a contatto con la gente. Capisco che ci sono gravi carenze di personale ma non si possono scaricare sulla gente. E poi ci mettano qualcuno che sa fare una valutazione giusta dei codici dei pazienti: è impossibile assegnare un verde a uno che poi si deve operare d’urgenza», conclude A.D.M. (a.f.)

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