Università, cinque prof a giudizio

L'accusa è pesante: firmavano verbali degli esami ma non erano presenti

TERAMO. Cinque docenti dell'università di Teramo a giudizio per firme false. Lo ha deciso ieri il gup Giovanni de Rensis. Per la procura avrebbero firmato verbali d'esame agli studenti pur non essendo materialmente presenti agli esami, in particolare di lingua inglese.

I cinque, tutti della facoltà di Scienze politiche, sono accusati di falso ideologico in concorso nella loro veste di pubblico ufficiale. Si tratta di Francesca Rosati, 42 anni dell'Aquila, docente associato, di Francesca Vaccarelli, 36 anni, di Roma; Piero Giorgi, 47 anni, di Roma; Giovanni Agresti, 38 anni, di Pescara, e Maria D'Angelo, 36 anni, di Giulianova (gli ultimi quattro docenti a contratto e collaboratori dell'associato). Il processo inizierà a Teramo l'8 giugno. I fatti contestati risalgono al gennaio del 2008.

L'inchiesta del sostituto procuratore Davide Rosati ha mosso i primi passi dopo alcuni esposti: denunce circostanziate in cui qualcuno paventava degli illeciti. Così sono scattate le prime indagini e, su delega del magistrato, agenti della Digos e della polizia giudiziaria in più occasioni si sono presentati negli uffici dell'università per acquisire documenti, in particolare proprio quei verbali d'esame finiti nell'occhio del ciclone. Parallelamente all'acquisizione di atti gli agenti di pg e Digos hanno raccolto le testimonianze di numerosi studenti, assistenti e collaboratori.

Secondo l'accusa, che naturalmente sarà tutta da dimostrare nel corso del dibattimento, il docente associato avrebbero fatto risultare di essere presente durante le commissioni d'esame agli studenti, con tanto di firma sui verbali: in realtà, per la procura, in quelle commissioni la docente non sarebbe mai stata presente nonostante le firme. Fatti che, evidentemente, non sarebbero passati inosservati all'interno dell'università e che, molto probabilmente, avrebbero portato qualcuno a presentare degli esposti, alcuni dei quali molto circostanziati, negli uffici della procura che ha avviato l'inchiesta per fare chiarezza. La normativa stabilisce che la commissione d'esame debba essere formata almeno da tre nomi: il docente e suoi collaboratori (assistenti o cultori della materia) indicati e scelti dal prof.

Inizialmente era circolata la voce che potesse esserci il rischio di invalidare gli esami, ma successivamente ne è stata accertata la validità. Dopo la chiusura delle indagini preliminari e l'avviso di conclusione delle indagini, l'udienza preliminare è stata più volte rinviata perchè una degli imputati risiede all'Aquila e, dopo il terremoto, è stato firmato un decreto che ha consentito di far slittare i procedimenti giudiziari in corso.

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