Varrassi va via: il verdetto arriva lunedì

La decisione sarà discussa in giunta regionale, ma la Cgil minaccia di denunciarlo per un nuovo caso sugli infermieri

TERAMO. Ultimi giorni di permanenza di Giustino Varrassi a capo della Asl di Teramo. Il contratto con il direttore generale scade a fine mese e a livello informale la decisione di sostituirlo è stata già presa. Pare ci siano in atto ultimi tentativi di salvataggio in corso, comunque pare che la decisione ufficiale sarà presa in giunta regionale già lunedì prossimo.

Se i sostenitori del direttore generale aquilano - soprattutto il senatore Paolo Tancredi e il capogruppo in Regione Lanfranco Venturoni – non riusciranno a cambiare la decisione adottata in un vertice informale di una settimana fa, la giunta non gli rinnoverà l’incarico. C’è il massimo riserbo, peraltro, sul nome del possibile sostituto. Per ora circolano solo nomi già fatti nella precedente tornata, come quello di Maurizio Monina, ex primario della radiologia del Mazzini, che non pare intenzionato a ricoprire l’incarico.

Manca probabilmente poco più di una settimana aal cambio della guardia alla Asl di Teramo ma una decisione dei vertici ancora una volta suscita polemiche. Questa volta a protestare è Amedeo Marcattili, segretario della Fp Cgil. «Siamo stati convocati, insieme alle altre forze sociali, ad una trattativa per discutere varie problematiche, tra cui il regolamento della libera professione intramuraria (cioè visite ed esami svolti a pagamento negli ospedali fuori dell’orario di lavoro dal personale, ndr). Per tutti i problemi la Fp Cgil ha fatto proposte costruttive affinchè si potessero migliorare i servizi ai cittadini e dare risposte concrete ai dipendenti», osserva il sindacalista, «la riunione si è svolta il 17 ottobre a tutt'oggi non sappiamo se le nostre proposte sono state accolte o rifiutate: i dirigenti della Asl forse sono troppo impegnati su altre questioni.

Nel frattempo il regolamento per la libera professione intramuraria è stato redatto, peggiorando quello precedente e facendo una palese discriminatoria tra personale medico e quello di supporto (ce infermieri e tecnici); quello che è permesso, giustamente, ai medici non è consentito al restante personale». In sostanza il personale non medico se in base a una prescrizione medica non può svolgere una particolare attività, viene automaticamente tagliato fuori dalla libera professione intramuraria, così come se è part-time o se usufruisce della legge 104, a differenza dei medici. «In sostanza chi ha un familiare non au-tosufficiente è discriminato due volte», fa notare Marcattili, «siamo al paradosso che nella stessa azienda i dipendenti sono considerati in modo diverso. Questo direttore generale non ci stupisce più, sembra che l'unico suo scopo sia quello di affossare la sanità pubblica, facendo di tutto affinché si crei disaffezione da parte dei dipendenti cercando in tutti i modi di sminuire la loro professionalità. Come Fp Cgil non permetteremo a lor signori di raggiungere lo scopo che si sono prefissati, sulle problematiche sopra esposte daremo mandato ai nostri legali affinché valutino la possibilità di una denuncia nei confronti del direttore generale per riportare nella nostra Asl la giustizia e le corrette relazioni sindacali».

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