Medici in Burundi, visita alla École Notre Dame de l'Esperance de Bubanza

11 Maggio 2025

"Una strada non asfaltata ci porta verso la École Notre Dame de l'Esperance de Bubanza, composta da numerosi padiglioni che ricordano palazzine militari, inferiate alle finestre e mille mani che salutano dall'interno. La scuola in Burundi non è per tutti, è a pagamento e non c'è l'obbligo di istruzione. Tra i 5 e gli 8 anni puoi iscriverti alla formazione primaria che dura 4 anni, poi vai alla secondaria e quindi al liceo e università. Ovviamente la retta mensile sale ogni anno e l'abbandono supera l'80%. Immediatamente erano riconoscibili i minimi principi comuni nell'immaginario scolastico: la cattedra su un palchetto rialzato, una grande lavagna con gessetti "scrivi 5 frasi con il verbo al futuro", "Tema: perché sei il mio migliore amico", austeri maestri con la bacchetta, grembiuli e divise scolastiche. Fuori alla porta bambini ancora più poveri, vestiti quasi di stracci, scalzi, che guardano dentro con occhi commossi, speranza e invidia. Sorridono intimiditi. Arriva il custode, ci siamo presi un attimo per guardarci attorno: la semplicità delle cose, la vita lenta, le urla entusiaste dei bambini, gli occhi sgranati e emozionati come se fossimo degli dei: per molti di loro era il primo incontro con un uomo bianco. Cercano il contatto fisico, ci tengono a dire qualche parola in inglese, vogliono dimostrare che stanno studiando. Tiriamo fuori un pallone, gli aquiloni, tutti scappano dalle aule e corrono in cortile. Sono tantissimi, siamo accerchiati sotto il sole cocente di un pomeriggio equatoriale, a battere il cinque, abbracciarli, ridere, commuoverci. Apriamo gli zaini, erano così pieni, eppure i nostri doni sono bastati solo per qualche classe: questa scuola ha quasi mille studenti, e per i più abbienti c'è anche la foresteria. Chi ha ricevuto una penna, chi un quaderno, o colori, caramelle, lecca lecca. Troppi, invece, solo un sorriso e un abbraccio. Ci sentiamo impotenti, una goccia nel mare. Ormai son le 5 del pomeriggio, la scuola è finita e noi ci rincamminiamo verso casa scortati da centinaia di bambini, che continuano a cantare e urlare e correre. Forse racconteranno alla famiglia che giornata emozionante sia stata per loro. Ma, inevitabilmente, mai abbastanza speciale quanto la nostra" (di Giulia Cenci e Andrea Fidanza).

Giulia Cenci ha 32 anni, si è laureata in Medicina e Chirurgia al Sant'Andrea di Roma per poi specializzarsi all'Università di Perugia. È stata componente del direttivo nazionale dell'Associazione Italiana Specializzandi in Ortopedia e Traumatologia. Lavora come dirigente medico di I livello all'ospedale di Terni. Si occupa di traumatologia delle estremità e chirurgia dello sport. È alla sua prima missione in Burundi e vorrebbe diventare capo missione per il futuro.